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Primo contributo al dibattito sulle principali questioni di diritto intertemporale sollevate dall’entrata in vigore del CCII

Diritto della crisi,

10 Agosto 2022

La Rivista offre alcune possibili chiavi lettura di un primo novero di questioni di diritto intertemporale, sollevate dalla difficile transizione dalla Legge fallimentare al Codice della crisi appena entrato in vigore.
Riproduzione riservata
Quesiti

1) Istanza di fallimento presentata prima del 15 luglio 2022 e successivo ricorso per l’apertura della liquidazione giudiziale, depositato dopo l’entrata in vigore del CCII
La prima istanza di fallimento attrae i giudizi successivi, cui si applica la medesima disciplina processuale (e sostanziale) della prima. Il giudizio è già aperto con la prima istanza e il successivo ricorso non ha una sua vera autonomia: l’oggetto è lo stesso, cambiano le parti, ma, per come dev’essere ricostruita la domanda, la diversità di parti non esclude che si possa parlare di una sostanziale litispendenza (e comunque dovrebbe trovare applicazione il principio di cui all’art. 274 c.p.c.)

2) Istanza di fallimento presentata prima del 15 luglio 2022 e ricorso per concordato preventivo depositato dopo, ma prima della prima udienza dell’istruttoria fallimentare
Il ricorso per concordato preventivo apre un procedimento unitario, il quale, sia che si applichino i principi della Cassazione n. 9935/2015, sia che si applichino gli artt. 7 e 40, decimo comma, CCII, dev’essere riunito a quello di fallimento (o di liquidazione giudiziale). L’art. 7, secondo comma, CCII detta una disciplina che, seppur dettata ad altri fini, può essere utilizzata ai fini di regolare il regime intertemporale, perché stabilisce la priorità di trattazione della procedura di concordato su quella di liquidazione giudiziale, e perciò, se rapportata al caso di specie, permette la trattazione della domanda di concordato e determina una sorta di quiescenza della istanza di fallimento e del procedimento ex art. 15 l. fall.
Se il concordato viene omologato, ogni ulteriore evento viene gestito con le regole del CCII. Se viceversa il concordato non supera le tappe dell’art. 49, secondo comma, CCII il fallimento viene dichiarato ai sensi della legge fallimentare e anche le impugnazioni seguono la disciplina di quella legge (art. 18 l. fall.)

3) Istanza di fallimento presentata prima del 15 luglio 2022, ricorso per l’apertura della liquidazione giudiziale depositato dopo e memoria contenente domanda riconvenzionale del debitore di concordato preventivo depositata nel procedimento unitario aperto col ricorso per l’apertura della liquidazione giudiziale
La risposta a questo quesito deve tener conto di quanto si è risposto al primo e al secondo quesito. Di per sé, infatti, il ricorso per l’apertura della liquidazione giudiziale dovrebbe essere gestito secondo le regole della legge fallimentare e non del CCII, ma la domanda riconvenzionale del debitore, che non apre il procedimento unitario ma si inserisce in un procedimento unitario già aperto, fa sì che quella domanda venga trattata nei modi chiariti in risposta al quesito n. 2

4) Ricorso per concordato fallimentare presentato dopo il 15 luglio 2022 rispetto a una procedura di fallimento anteriore
Si applica la disciplina anteriore, perché, pur aprendo il ricorso per concordato fallimentare una procedura autonoma, questa serve però a chiudere una procedura aperta secondo regole previgenti, e in caso di mancata omologazione questa rimane viva; a ciò si aggiunga che le (poche) regole transitorie attuali non contemplano la diversa regola intertemporale del 2006 secondo la quale al fallimento secondo le regole previgenti si accompagnava il concordato disciplinato dalle nuove regole. Diversamente opinando, in caso di risoluzione del concordato se gestito con il CCII, come si potrebbe riaprire il fallimento regolato dalla precedente normativa?

5) Istanza di fallimento ex artt. 6, 7, 14 e 15 l. fall. presentata dopo il 15 luglio 2022
L’alternativa tra una dichiarazione di inammissibilità dell’istanza e una sanatoria ex tunc della stessa, in applicazione del principio della prevalenza della sostanza sulla forma, può essere sciolta a favore della seconda opzione se si considera che non vi è sostanziale differenza tra le due domande e che la seconda opzione permette di conservare la decorrenza del periodo sospetto a tutela del ceto creditorio nel suo insieme. Una ulteriore giustificazione può essere data dal fatto che la domanda di fallimento, e quella di liquidazione giudiziale, non richiedono l’assistenza del difensore, il che può supportare la tesi dell’applicazione del principio della prevalenza della sostanza sulla forma.

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