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Trib. Milano, 28 aprile 2023, Est. Boroni

GIUDIZIO DI RISARCIMENTO DEL DANNO – Inopponibilità di un credito decisa nell’ambito di accertamento del passivo – Valore di giudicato esterno nell’ambito di un giudizio radicato al di fuori della procedura concorsuale – Insussistenza.

Postilla a cura di Massimo Pellizzato , Avvocato in Busto Arsizio

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L’accertamento di inopponibilità al fallimento del credito pagato e richiesto a saldo in favore del professionista attestatore svolto nell’ambito dell’accertamento dello stato passivo, seppure dichiarato esecutivo, non costituisce giudicato esterno esportabile anche al giudizio di ripetizione di indebito e risarcimento del danno svolto su iniziativa del fallimento al di fuori della procedura concorsuale. 

Segnalazione a cura dell'Avv. Massimo Pellizzato
Riproduzione riservata

art. 96, comma 6, L. fall.
art. 186 bis L. fall.
art. 1176 comma 2, c.c.
art. 1223 c.c.

POSTILLA

Responsabilità per inadempimento dell’attestatore nel concordato preventivo

di Massimo Pellizzato, Avvocato in Busto Arsizio

19 Giugno 2023

Un concordato preventivo in continuità aziendale ex art. 186 bis L. fall., veniva rinunciato dalla debitrice dopo l’emissione di decreto di fissazione di udienza ex art. 162 L. fall. in cui si rinvenivano gravi criticità nell’attestazione. Nell’ambito dell’accertamento dello stato passivo del conseguente fallimento della debitrice veniva respinta per grave inadempimento del professionista la domanda di ammissione del professionista attestatore per la porzione del compenso non ancora percepita. 
Nel giudizio deciso con la sentenza annotata, la Curatela del Fallimento ha citato in giudizio in sede civile avanti il Tribunale di Milano il professionista attestatore per chiedere altresì la restituzione della porzione di compenso già percepita dall’attestatore o il risarcimento per un importo equivalente.
Il Giudice del Tribunale di Milano esclude la ricorrenza della fattispecie di cui all’art. 2033 c.c. sussistendo una ragione giustificatrice valida alla esecuzione della prestazione professionale, il che preclude la possibilità di parlare di indebito rispetto al compenso pagato in esecuzione della attività professionale svolta.
Pronunciandosi sulla domanda risarcitoria, il Giudice del Tribunale di Milano rileva in primo luogo l’impossibilità di esportare in sede civile l’accertamento dell’inopponibilità al fallimento svolto nell’ambito della verifica fallimentare del passivo, richiamando le statuizioni della Suprema Corte in Cass. Sez. 1 – Ordinanza 12 aprile 2022, n. 11808, secondo le quali il giudicato endofallimentare ai sensi dell’art. 96, comma 6, L. fall. copre solo la statuizione di rigetto o di accoglimento della domanda e non fa stato tra le parti fuori dal fallimento. 
In secondo luogo, facendo applicazione dell’art. 1176, comma 2, c.c. il Tribunale rileva l’inadempimento professionale in capo all’attestatore per grave carenza in ordine alla verifica di fattibilità del piano concordatario, non svolta in aderenza ai principi di attestazione. In particolare, viene censurata l’attestazione condizionata per aver descritto le condizioni in modo assolutamente generico e senza una adeguata verifica in ordine alla loro prospettabilità concreta. In proposito, il punto 8.4.7 dei Principi di Attestazione approvati dal CNDCEC, recita: “L’attestazione condizionata è da considerarsi ammissibile purché gli eventi iniziali siano specificamente individuati ed esplicitati dall’Attestatore che deve anche indicare l’orizzonte temporale entro il quale devono verificarsi.”. Nello stesso senso si è espressa la giurisprudenza di merito: “l'attestazione in ordine alla fattibilità del piano di concordato può fare riferimento ad eventi futuri che costituiscono presupposto per la realizzazione del piano solo qualora tali eventi siano specificamente individuati, circoscritti nel tempo e con una elevata probabilità che possano verificarsi” (Trib. Treviso 1° giugno 2016, Ilcaso.it); “nell'ipotesi in cui la proposta di concordato preventivo preveda, come condizione per la riuscita del piano, l'avverarsi di eventi futuri ed incerti, questi dovranno essere compiutamente valutati dall'asseveratore, il quale dovrà esprimere un giudizio di verosimiglianza in ordine al fatto che quegli eventi possono in futuro realmente realizzarsi» (Trib. Roma 16 dicembre 2015, Ilcaso.it);
Nella sentenza si riscontra che la negligenza dell’attestatore esitava in un risultato privo di qualsivoglia utilità per la fallita, con conseguente obbligo restitutorio del compenso versato a titolo di risarcimento del danno ex art. 1223 c.c. Il Tribunale si conforma in proposito ai principi di diritto enunciati da Cass. SS UU. 31 dicembre 2021, n. 42093 (Rv. 663508-02) richiamando tra l’altro le pronunce che rinviano la verifica dell’utilità in concreto dell’opera del terzo al contenzioso in cui si controverta sull’inadempimento dell’obbligazione del professionista.

Riferimenti normativi:
art. 96, comma 6, L. fall. 
art. 186 bis, L. fall.
art. 1176, comma 2, c.c.
art. 1223 c.c.
art. 2033 c.c.

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