Dall’iniziativa di una vivace associazione mantovana di studiosi, con la regia di Paolo Trombini, per anni presidente dell’ordine degli avvocati di Mantova, sulla decisiva spinta dell’idea di Salvo Leuzzi, subito raccolta dalla capacità organizzativa di Laura De Simone , sta per decollare una nuova Rivista telematica, cui è allacciato un nuovo portale, ‘www.dirittodellacrisi.it’. Di questa intrapresa mi hanno voluto far partecipe e ora è giunto il momento di spiegare la ragione fondativa. Parlare di crisi di impresa può sembrare quasi banale visto che se ne dibatte da sempre e soprattutto in presenza di periodi ciclici di recessione economica, ma vi sono alcune ricorrenze concorrenti che spingono per intervenire nel dibattito con un soggetto nuovo. È alle porte, piaccia o non piaccia, una riforma per certi versi radicale del sistema di gestione delle crisi, ancora non formatasi in modo compiuto, certamente destinata a ritocchi o vere e proprie pervasive revisioni (ciò a seconda delle inclinazioni dell’interprete) per effetto di una Direttiva dell’Unione europea (1023/2019) che, presto o tardi, l’Italia dovrà recepire.
Questa riforma cade nel bel mezzo della più grande crisi globale del dopoguerra determinata dalla emergenza pandemica; una emergenza densa di ricadute sul piano economico e devastante sull’assetto sociale, già trattata quanto ad alcune ricadute giuridiche, ma di sicuro ancora ben lontana dall’essere contenuta. I provvedimenti normativi affastellatisi negli ultimi dodici mesi sgorgano dal bisogno di affrontare con immediatezza l’emergenza e ciò rende comprensibile che sia mancata in questi mesi una visione di sistema della regolazione dell’emergenza a causa del suo andamento cangiante che non sembra dare tregua.
L’Europa ha saputo reagire, dopo molte divisioni che hanno fatto adombrare una sua possibile disgregazione, e l’Italia potrà contare su un carnet di risorse che il Paese dovrà meritarsi. Queste risorse non sono a fondo perduto non solo dal punto di vista strettamente regolatorio, ma anche perché sono una occasione storica per un rilancio e per una svolta. Tutto ciò accade, mentre siamo nel frattempo giunti, per l’Italia, all’alba di un nuovo Governo che germina proprio, istituzionalmente, dalla necessità di predisporre un piano straordinario di distribuzione, mirata, di queste risorse. Risorse che, si dice, dovranno essere impiegate per creare altre risorse e un po’ di ricchezza e di benessere per un tessuto sociale intaccato da plurime contingenze.
Orbene, in questa cornice così avida di impegni, ci si può chiedere come si collochi una nuova rivista che discute di crisi di impresa e, con un poco di umiltà, se ve ne sia il bisogno. Sappiamo tutti che negli ultimi dodici mesi le misure interinali incuneate nella miriade di decreti-legge e DPCM hanno allentato, o meglio ritardato, la morsa della crisi sino a farla deflagrare nei palazzi di giustizia. Sennonché, queste misure stanno per esaurire la loro efficacia e, dunque, è inevitabile che nelle prossime settimane si assisterà – in misura esponenziale – alla diffusione/ostensione di tante situazioni di crisi. I numeri di cui si parla sono impressionanti ma se anche per qualche buona sorte fossero inferiori, l’impatto sarà, comunque, devastante. Nel lessico comune, crisi sarà un termine che assumerà sempre più spesso una coloritura tecnica. Sappiamo bene che i problemi vanno risolti, in apice, sulla base di scelte ideologiche di politica del diritto e nel caso che ci interessa, di politica del diritto dell’economia delle imprese in crisi. Queste scelte spettano al nuovo Governo che dovrebbe mettere in campo le migliori energie per provare ad offrire al mercato soluzioni equilibrate e già qualche intuizione si è lette nella presentazione del Presidente del Consiglio dei Ministri là dove ha fatto capire che le risorse debbono essere utilizzate in modo mirato per aiutare chi può sopravvivere e per assistere, ma fuori dal mercato, chi non può competere.
Ci saranno delle scelte e queste scelte si tradurranno in atti concreti e questi atti concreti vivranno nelle dinamiche dei rapporti fra imprese, professionisti, autorità pubbliche, magistrati. Ci sarà, allora, bisogno, più che mai in passato, di un luogo ulteriore dove discutere in modo rispettoso ma libero in funzione di trovare la soluzione migliore nell’interesse di tutti i soggetti coinvolti in un dissesto. Il panorama editoriale è già ricco e continuerà a fungere da stimolo di riflessione, ma questa nuova rivista e questo nuovo portale hanno l’ambizione di divenire un luogo di raccolta proprio ed anche delle idee che matureranno altrove. Vogliamo essere inclusivi, ospitando le idee di tanti, sfruttando le flessibilità dello strumento digitale, dando spazio anche a informazioni spesso occulte (sol perché non abbastanza efficacemente divulgate) eppur potenzialmente decisive per le sorti di una impresa e di tutti coloro che a vario titolo ne sono coinvolti. Per spiegare meglio questa offerta giova una breve digressione; a tutti è noto come molti procedimenti che riguardano le procedure di regolazione della crisi (volendo già così prendere confidenza col nuovo lessico) siano trattati in modo assai diverso da un ufficio giudiziario all’altro e ciò per la semplice ragione che è diffuso il procedimento camerale, un procedimento tagliato sulla discrezionalità del giudice che lo tratta. Tante volte, però, si rischia di fare delle scivolate irrecuperabili proprio per la non conoscenza di certe prassi, tanto legittime quanto poco rese ostensibili. Ecco la ragione per la quale il portale ospiterà una sezione dedicata alle prassi e agli ordini di servizio, una sezione che a taluno potrà apparire minore. Ma potenzialmente gravida di effetti positivi in termini di tutela dei diritti. Il portale ospiterà anche informazioni relative a vicende in materia di crisi affinché tutti gli operatori possano cogliere opportunità. La rivista conterrà saggi, contributi, note a sentenza, ovviamente giurisprudenza di merito e di legittimità con strumenti di ricerca tarati sul digitale. Un ricco comitato scientifico e un comitato editoriale che sarà sempre più esteso e comprensivo garantiranno la qualità delle pubblicazioni. Le redazioni territoriali composte da professionisti e da magistrati mirano a favorire un coinvolgimento plurale, così come la aggregazione e il coordinamento fra i molti centri studi sparsi lungo la penisola.
Pur risultando, ormai, un termine un po troppo abusato, rivista e portale dovranno essere ‘liquidi’ sotto ogni profilo cercando di superare steccati, talora ideologici, talora eretti a conservazione di posizioni di potere. Non ci sarà mai un pensiero unico ma l’unicità della ragione delle idee, dei saperi trasversali con intersezioni continue fra le varie discipline – giuridiche, economiche, aziendalistiche e sociali – in modo che ciascun sapere arricchisca il sapere contiguo. È una aspirazione ambiziosa, perché negarlo, ma se non ci fosse una forte spinta non ne varrebbe la pena.
Non abbiamo preconfezionato dei filoni di ricerca perché confidiamo che sgorghino da chiunque voglia accostarsi alla Rivista; tuttavia, la Rivista sarà attenta alla tematica dell’etica nella gestione delle crisi e alla incipiente rilevanza della responsabilità sociale dell’impresa in crisi. Ogni posto di lavoro salvato, ogni euro in più assegnato a un creditore, ogni euro guadagnato da una impresa ristrutturata, frutto delle idee che germineranno dalla rivista e dal portale saranno il premio più alto per questa nuova iniziativa.