“Per una mente grande niente è piccolo”. Sono parole di Sherlock Holmes. Si racconta che il geniale investigatore fosse in vacanza in campeggio. Durante la notte svegliò il fidato compagno: “Watson, guardate il cielo e ditemi cosa vedete!”. “Vedo una meraviglia di stelle lucenti, Holmes”. “E cosa ne deducete?”. “Dal punto di vista astronomico penso che ci sono nel cielo milioni di galassie e quindi potenzialmente miliardi di pianeti. Dal punto di vista astrologico vedo che Saturno è in Leone. Da un punto di vista orario, calcolando la posizione della Luna rispetto alla stella polare, deduco che sono le 3:15. Da un punto di vista metereologico direi che domani avremo una bellissima giornata limpida. Da un punto di vista teologico contemplo l’infinita potenza di Dio e medito quanto noi siamo piccole creature”. Holmes rimase un attimo in silenzio e poi sbottò: “Watson, siete un idiota! Dal punto di vista pratico, se vediamo le stelle, qualcuno ci ha rubato la tenda!”.
Ci hanno rubato la tenda! Dobbiamo partire da qui per essere BOSS ed esserlo per un nuovo rinascimento. Prima è stata la crisi finanziaria, poi la pandemia, poi la guerra con le implicazioni atroci su materie prime e prezzi dell’energia. Siamo passati in due anni da “Andrà tutto bene!” a “Andrà tutto all’Enel!”.
Un nuovo rinascimento è possibile solo partendo da un nuovo umanesimo. Pensarsi come B.O.S.S. quindi è fare la scelta coraggiosa e sfidante di passare dall’immaginario dell’essere “colui fa di conto e con il quale bisogna fare i conti” ad una nuova proposta di una figura professionale “che conta”.
Non è più questione di erogare un servizio su misura mettendo toppe a urgenze o esigenze, “surfando” tra scadenze e normative. È qualcosa in più persino del richiesto salto di riplasmarsi come “agenzia di servizi” attraverso una rete di specialisti interdisciplinari nel complesso e complicato (a volte complessato) sistema legislativo e giuridico, più o meno digitalizzato. Proprio perché ci hanno rubato la tenda, il B.O.S.S. è chi prende in mano la situazione. L’attualità del villaggio globale ci dice che chi è così va definito “influencer”.
Il professionista “che conta” diventa in pratica “influencer” perché aiuta non solo a far quadrare i conti per non trovarsi a dare i numeri, ma prende per mano per far comprendere che “la somma totale” non è data solo dalla rilevazione dei dati, ma dall’interpretazione dei processi. È uno sguardo complessivo sulla realtà con tutte le sue sfide, che siano crisi o opportunità, due facce comunque della stessa medaglia. Questo è possibile solo a partire da un umanesimo che considera non solo i bilanci, ma le persone.
Va di moda parlare di “capitale umano”, ma mi sembra sia sempre sotto valutato il fattore che io chiamo “capitale inumano”. Spesso chi si licenzia va via non dall’azienda ma dal capo o dai colleghi. Ricordiamoci sempre, però, che quando le grandi navi affondano sono le piccole scialuppe a salvare la gente.
Il professionista “che conta”, in una situazione “senza tenda” come quella attuale, dove rischiamo di vedere le stelle per le batoste, può scegliere se essere l’orchestrale che suona sul ponte mentre il Titanic affonda oppure essere un “influencer” con la logica del B.O.S.S. che declino così: B di BILANCIARE, O di OSSERVARE, S di SINTONIZZARE, S di SUPPORTARE.
Sono gli stessi elementi che va di moda cercare nella “economia circolare” spesso ridotta a un (modaiolo) codice etico in evidenza sul sito, ma meno rintracciabile nella realtà, nonostante poliedrici eventi aziendali.
B di BILANCIARE
Bilanciare tradizione e innovazione, piedi per terra e testa visionaria, patriarcato valoriale e ristrutturazione manageriale, singolarità identitaria e pluralità interdisciplinare, digitalizzazione e artigianalità sartoriale. Ma bilanciare è anche e soprattutto dinamica relazionale, perché con i fuori classe si vincolo le partite, ma solo in squadra si vincono i campionati. “Non importa quanto brillante sia la tua mente o la tua strategia, se giochi da solo perderai sempre contro una squadra”, insegna Reid Hoffman, fondatore di LinkedIn.
O di OSSERVARE
Se definisci te stesso o i tuoi clienti in base a ciò che differenzia dai competitor, sei nei guai. Osservare è essere convinti che se i problemi non finiscono mai, neanche le soluzioni. Se però tu non sei parte della soluzione, allora sei parte del problema. Non c’è alternativa. Quindi, “se non siete disposti a rischiare il solito, dovrete accontentarvi dell’ordinario” (Jim Rohn). B.O.S.S. è chi, invece, osservando la realtà, sa che può sempre trovare come fare la differenza.
S di SINTONIZZARE
Nel medioevo all’abate Bernardo di Chartres fu chiesto il segreto dell’espandersi delle Abbazie, serre da cui poi vennero i semi culturali (non solo religiosi) per l’umanesimo e quindi per il rinascimento. La risposta fu: “Capire di essere nani sulle spalle dei giganti”. Permette di vedere più lontano, non solo altro ma oltre. Così si fa crescere ulteriormente il gigante. Però solo rimanendo nani si continua ad essere portati sulle spalle, azionando un circolo virtuoso di miglioramento.
Se il nano diventa obeso cade nella sindrome della “mosca cavallina” tipica di chi si crede bravo fantino solo perché salta continuamente da una parte all’altra, su criniere svolazzanti, mentre il cavallo galoppa a tutta velocità per conto suo finendo il più delle volte in un burrone. Mentre la mosca vola via e si salva.
Nel 1950 Deming stigmatizza il “ciclo del miglioramento continuo”: Plan, Do, Check, Act. La norma ISO 14001-2015 (High Level Structure for Management System Standards) lo modifica introducendo un fulcro che si collega a ciascuno degli elementi precedenti e li lega: la Leadership. È il mettere al centro se stessi come B.O.S.S. di un capitale inumano per sintonizzare.
È la logica della ruota della bicicletta. Il cerchione collega i raggi. Se si prova ad avvicinarli forzando spostamenti si rompono e la ruota si storta. Invece se si va verso il perno più si ritrovano già uniti. Passare dallo sforzo del cerchione che si consuma tenendo insieme, a portare al centro e tendere al fulcro (non presumere di esserlo) è il compito del “contabile”, cioè di “chi conta” davvero. Come?
S di SUPPORTARE
Supportare non è sopportare. Sopportare è mettersi in difesa, Supportare è lanciarsi in attacco. Sopportare è passivo, Supportare è attivo. “Su-portare” è portare-su, attraverso tre dinamiche che coesistono come cerchi concentrici:
a) si su-porta/porta-su ciò che è a terra e va rialzato: chi è davvero forte non è chi schiaccia, ma chi riesce a sollevare;
b) quando è su, si su-porta per sostenere in equilibrio e per irrobustire;
c) una volta stabilizzato, si può su-portare ad un livello superiore, azionandosi appunto come “influencer” per alzare l’asticella qualitativa.
Papa Francesco parlando a Confindustria il 12 settembre scorso ha detto: “Una delle gravi crisi del nostro tempo è la perdita di contatto col lavoro: diventando grandi la vita trascorre in uffici, riunioni, viaggi, convegni, e non si frequentano più le officine e le fabbriche. Si dimentica l’odore del lavoro. Non si riconoscono più i prodotti ad occhi chiusi toccandoli e quando si perde contatto con la vita dell’impresa spesso inizia il suo declino economico. Il contatto è lo stile di Dio: essere vicino. Se è vero che ogni lavoratore dipende dai suoi imprenditori e dirigenti, è anche vero che l’imprenditore dipende dai suoi lavoratori, dalla loro creatività, dal loro cuore e dalla loro anima. Possiamo dire che molto dipende dal capitale spirituale”.
Quindi, per essere B.O.S.S., per essere influencer di un nuovo umanesimo che aziona un nuovo rinascimento, per essere persone che contano e non solo che fanno di conto, per essere professionisti che hanno i numeri e non solo fanno i numeri o peggio danno i numeri, serve “coraggio”. Parola abusata di cui però si dimentica la radice che è “cor habeo”, avere cuore, avere un capitale inumano, un “capitale spirituale” quello che fa investire nella B di BILANCIARE, O di OSSERVARE, S di SINTONIZZARE, S di SUPPORTARE. Questo perché “per una mente grande niente è piccolo”. Così per me si può ritrovare la tenda rubata.