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Crisi del sistema dei privilegi d'insolvenza in Argentina alla luce della giurisprudenza della Corte Suprema della Nazione

Mauricio Boretto, Professore titolare della cattedra di diritto fallimentare presso l'Università Nazionale di Cuyo (Argentina)

7 Settembre 2023

Alcune riflessioni sul declino dei privilegi nel contesto del diritto dell’insolvenza argentino nel quadro evolutivo della giurisprudenza della Corte Suprema.

Algunas reflexiones sobre la decadencia de los privilegios en el contexto del derecho concursal argentino en el marco evolutivo de la jurisprudencia de la Corte Suprema.

Some reflections on the decline of privileges in the context of Argentine insolvency law in the evolutionary framework of the jurisprudence of the Supreme Court.
Riproduzione riservata
Sommario:
1 . Aspetti generali del diritto fallimentare argentino
a . Introduzione
b . Il giudizio individuale
b.1 . Un concetto di base
b.2 . Caratteri del giudizio individuale
b.3 . Come fanno i creditori a riscuotere l’esecuzione individuale? Privilegi. Nozioni generali
c . Il giudizio collettivo. Concorsi. Classi: prevenzione e liquidazioni. Leggi che regolano il concorso
d . Principi che informano il processo fallimentare argentino
2 . La “Costituzionalizzazione” del Diritto Privato in Argentina
a . Introduzione
3 . Intersezione del diritto fallimentare e l’ costituzionalizzazione del diritto privato in Argentina: crisi del sistema dei privilegi d’ insolvenza alla luce della Giurisprudenza della Corte Suprema della Nazione
4 . Conclusione


1 . Aspetti generali del diritto fallimentare argentino
a. Introduzione
Per una comprensione migliore del campo di applicazione, degli scopi e dell'utilità del diritto fallimentare bisogna ricordare alcune nozioni di base del diritto degli obblighi [I] [II] .
Il debitore del rapporto di credito può assumere nei confronti del creditore una serie di comportamenti: 1) rispettare nei tempi e nelle forme la prestazione dovuta, 2) non soddisfarla e 3) soddisfarla tardivamente.
Se si adempie nei tempi e nelle forme previste, l'interesse del creditore sarà pienamente soddisfatto. Può accadere che, anche se tardivamente, su richiesta o meno del creditore, il debitore compia volontariamente la prestazione.
L'altra possibilità è che il debitore non lo esegua volontariamente; in quest'ultimo caso, il creditore ha il diritto di ottenere la soddisfazione della prestazione oggetto dell'obbligazione in forma vincolante sul patrimonio del debitore.
L'ordinamento giuridico argentino non riconosce al creditore il diritto di appropriarsi personalmente dei beni del debitore. Egli deve far appello a un giudice, organo istituito dallo Stato per la tutela dei diritti soggettivi al fine di ottenere una decisione giudiziaria che dichiari il suo diritto alla soddisfazione della prestazione oggetto dell'obbligo e, in caso di persistenza dell'inadempimento, l’ esecuzione di tale decisione, procedura che gli consentirà di aggredire i beni del debitore, liquidarli e con tale prodotto riscuotere il suo credito. 
Questa tutela del diritto soggettivo del creditore si articola essenzialmente in due forme: 1) giudizio individuale e 2) giudizio collettivo.

b. Il giudizio individuale
b.1. Un concetto di base
Per ottenere il riconoscimento del suo diritto e renderlo effettivo, il creditore, senza l'intervento di altri creditori, può promuovere dinanzi a un giudice un'azione attraverso la quale agisce in modo indipendente. Questa azione ha come presupposto l'inadempienza e il suo scopo è quello di costringere il debitore a compiete con l'obbligo. In tal modo, ogni creditore cerca di ottenere il recupero del proprio credito mediante la liquidazione giudiziaria di uno o più beni del debitore inadempiente.
Il giudizio individuale può svolgersi secondo la cosiddetta procedura a conoscenza integrale, ossia un metodo che tollera l'ampiezza di prova e di dibattito da parte dei contendenti; in sostanza, l'attore deve dimostrare il diritto invocato (ad esempio, un processo per danni, seguito dalla vittima di un incidente stradale contro il debitore, il conducente o il proprietario del veicolo). Può anche trattarsi di un giudizio esecutivo, il cui bilancio è uno strumento o titolo che genera la probabilità o la plausibilità del diritto invocato dal creditore; si distingue dal giudizio di piena conoscenza perché non vi è ampiezza probatoria né di discussione.

b.2. Caratteri del giudizio individuale
- Il creditore il cui debito non è ancora esigibile (ad esempio, il termine sospensivo non è scaduto, la condizione sospensiva non è stata soddisfatta, ecc.) non può agire contro il debitore né partecipare alla distribuzione dei proventi dei beni che gli altri creditori stanno realizzando, come si è detto, l'esecuzione individuale ha come presupposto il "mancato adempimento" dell'obbligazione da parte del debitore, e in questo caso, tale inadempimento non si è verificato, anche se è successo per altri co-creditori.
- Le esecuzioni individuali, generalmente numerose, sono sparse in vari tribunali, il che rende difficile per i creditori il controllo reciproco sulla gestione del recupero dei crediti.
- Questa pluralità di processi (sparsi o meno in vari tribunali) aumenta notevolmente le spese di giustizia (ad esempio onorari degli avvocati, tasse di giustizia, spese di pubblicazione di editti, ecc.) a scapito del prodotto finale con il quale i creditori intendono soddisfare i loro crediti.
- Dal punto di vista procedurale, le esecuzioni individuali sono informate dal principio dispositivo, in base al quale il creditore esecutore e il debitore convenuto dispongono di ampi poteri di disporre del credito e del processo stesso. Pertanto, se lo desidera, il creditore può rinunciare al diritto di eseguire il debitore, rinunciare alla prova offerta, fornire o non fornire prove, ecc. Da parte sua, il debitore può negare il debito, la sua esigibilità, o la sua estensione, ma può anche ammettere l’esigenza e questo basterà perché il giudice abbia per certo che è debitore.
- I provvedimenti cautelari e le conseguenti restrizioni che si applicano alle esecuzioni individuali (ad esempio, l'inibizione del debitore a disporre dei suoi beni, che è iscritto nel catasto immobiliare, dell’automotore, ecc.) non hanno carattere di generalità, né l'estensione e l'intensità proprie di una separazione totale della gestione del patrimonio o di un divieto di esercitare l'attività commerciale.
- Infine, se il debitore ha trasferito tutti o parte dei suoi beni al fine illecito di eludere alla sua responsabilità nei confronti di alcuni o di tutti i suoi creditori, questi ultimi, per invertire l'inesistenza o l'insufficienza dei beni con cui riscuotere forzatamente le esecuzioni individuali, dovranno ricorrere alle azioni di simulazione e di frode della legislazione comune (non fallimentare). Come è noto, queste azioni richiedono procedure lunghe e complesse e di difficile accertamento.

b.3. Come fanno i creditori a riscuotere l’esecuzione individuale? Privilegi. Nozioni generali
Può accadere che il debitore si trovi di fronte a diversi processi promossi da diversi creditori. Se esistono beni sufficienti per consentire a tutti i creditori di ottenere il recupero forzato, le varie esecuzioni individuali avvengono per vie separate e, in generale, senza alcun punto di contatto.
Altre volte, invece, il prodotto dei beni del debitore è insufficiente per far fronte alla totalità dei crediti i cui titolari hanno promosso giudizi individuali; diviene allora una convergenza delle pretese dei creditori sul prodotto della vendita del bene o dei beni liquidati che dà luogo alla presenza di più creditori concorrenti su uno stesso prodotto.
In tal caso, occorre innanzitutto ponderare la qualità e la gerarchia dei diversi crediti, a seconda che siano privilegiati o meno. Privilegio, inteso in senso ampio, è il diritto dato dalla legge ad un creditore di essere pagato con preferenza ad un altro.
Il privilegio è particolare quando ricade su un bene determinato sul cui prodotto si esercita la preferenza, ad esempio se il sig. "A" ha effettuato in un immobile del debitore spese di conservazione (puntellatura di muri, intonaco, pittura, ecc.), quando tale immobile è messo all'asta giudizialmente, "A" ha diritto di riscuotere, sul prodotto di quell'immobile, con priorità al sig. "B", il cui credito deriva dalla vendita di merci.
Il privilegio è generale quando ricade su tutto il patrimonio del debitore, ad esempio, il credito d'imposta sul reddito, che non grava su beni determinati.
I privilegi hanno un significato pratico solo quando il creditore entra in conflitto o in concorrenza con altri creditori che pretendono di riscuotere lo stesso prodotto. In altri termini, è un diritto esercitato contro un altro creditore. Come regola, in un'esecuzione individuale possono essere invocati soltanto i privilegi speciali. Ciò significa che, un creditore con privilegio generale non può pretendere di avere priorità nel recupero quando un bene particolare è stato liquidato, dal momento che ha una priorità che può esercitare sul resto dei beni del suo debitore.
Come funzionano le priorità tra creditori che hanno un privilegio speciale sullo stesso bene? Ad esempio, il proprietario di un immobile (sig. "B") non ha pagato l'imposta fondiaria e, di conseguenza, deve al Fisco; è anche debitore della Banca "C", in quanto non ha rimborsato un prestito in contanti concesso con garanzia ipotecaria. In caso di esecuzione dell'immobile da parte di uno di questi creditori, se il prodotto dalla vendita non è sufficiente a coprire il credito di entrambi, chi ha la precedenza sul pagamento? Basato sull'art. 2586 in c.c.). - Codice civile e commerciale della nazione la risposta a questo conflitto è la seguente: il Fisco riscuoterà in primo luogo se l'imposta è stata pagata prima della costituzione dell'ipoteca in quanto la priorità dell'ipoteca è calcolata dal giorno in cui la tassazione è stata iscritta nel registro immobiliare; al contrario, la Banca (creditore ipotecario) riscuoterà in primo luogo, e sul residuo incasserà poi il Fisco se si tratta di imposte maturate dopo la costituzione del mutuo; entrambi ("B" e "C") sono creditori privilegiati, ma uno ha precedenza sull'altro.
Lo stesso succede, se è in esecuzione un immobile sul cui prodotto concorrono il Fisco per imposta fondiaria dovuta (credito con privilegio speciale) e un creditore non privilegiato, comune o chirografare che ha sequestrato il bene (vgr. un amico del debitore che ha prestato denaro senza garanzia di alcun tipo), il Fisco ha la precedenza sul creditore prestatore; ciò significa che prima si paga al Fisco e solo con il denaro in eccesso si paga al pignorante.
Se non ci sono creditori privilegiati, o se sono già stati pagati, vale a dire se ci sono soltanto creditori chirografari o comuni, l'ordine di priorità per la riscossione dei crediti in caso di concorso all'interno delle esecuzioni individuali è espresso dalla formula priore in tempore potior in iure (prima nel tempo, meglio nel diritto). Questa espressione significa che tra i creditori comuni (senza privilegio), o di pari rango, il prodotto scarso, perché non è sufficiente per tutti, non è distribuito proporzionalmente o conforme ai principi di uguaglianza, ma viene stabilita una priorità che deriva da una certa anteriorità temporale. In cosa consiste questa prelazione? La priorità non è del creditore la cui accreditabilità è più antica, né del titolare del credito che è divenuto esigibile prima di quella degli altri, né di quello che ha iniziato il processo contro il debitore comune, né di quello che ha ottenuto la sentenza prima; è del creditore che ha pignorato prima degli altri la cosa o cose il cui prodotto scarso i creditori si contendono. Se si affrontano creditori chirografari che hanno pignorato e altri che non l'hanno fatto, riscuoteranno per l'ordine temporale dei pignoramenti quelli che hanno chiesto e ottenuto il loro lavoro (quelli che prima hanno pignorato incasseranno per primo), e il resto lo farà "pro rata" cioè che il saldo insufficiente a pagare tutto quello che è dovuto a ciascuno sarà distribuito proporzionalmente (ad esempio, è sufficiente per pagare solo il 40% a ciascun creditore).

c. Il giudizio collettivo. Concorsi. Classi: prevenzione e liquidazioni. Leggi che regolano il concorso
"Concorso" è una voce generica che nel nostro sistema giuridico positivo comprende due specie:
(i) il concorso preventivo (procedura concorsuale preventiva): consiste in un regime stabilito a beneficio del debitore, in quanto gli consente di continuare a gestire il suo patrimonio, svolgendo la sua attività abituale, sotto la sorveglianza del curatore; dandogli la possibilità di giungere ad un accordo con i suoi creditori che gli consenta di invertire la situazione di crisi che sta attraversando. Si tratta quindi di evitare il fallimento. Orbene, se il debitore fallisce in quanto non ha ottenuto le conformità dei creditori alla proposta di accordo preventivo da lui formulata o, una volta ottenuto ciò, non è stato in grado di rispettare l'accordo, il concordato preventivo si trasforma in fallimento.
(II) il fallimento (procedura fallimentare liquidativa): è la procedura fallimentare rivolta a liquidare tutti i beni del debitore per pagare, con il loro profitto, tutti i debiti secondo i diritti, le categorie e i privilegi di cui i creditori sono titolari. Causa lo spossessamento del debitore, che perde l'amministrazione del suo patrimonio; inoltre, normalmente cessa l'attività imprenditoriale per procedere alla liquidazione dei beni.
In ogni caso, i soggetti, il bilancio, e alcuni principi, funzionari e regole procedurali, sono comuni al concorso preventivo e al fallimento. La cessazione dei pagamenti è quindi la premessa necessaria per il concorso preventivo e il fallimento. Le stesse persone fisiche e giuridiche che possono chiedere il concorso preventivo possono essere dichiarate fallite; il curatore è il funzionario che agisce sia nel concorso preventivo che nel fallimento, ecc.
Attualmente, la legge che disciplina il procedimento fallimentare (preventivo e liquidativo) è la legge 24.522 (B.O. 9/8/1995), in seguito l’ L.C.Q., con le modifiche introdotte dalle leggi 25.563 (B.O. 15/02/02), 25.589 (B.O. 15/05/02), 26.684 (B.O. 30/06/2011), 26.086 (B.O. 11/4/2006) e 27.170 (B.O. 8/9/2015). Art. 3° del Decreto N° 62/2019 B.O. 22/1/2019. In precedenza, le leggi erano 19551 (1972) e 22917 (1983).
In questo modo, il debitore può trovarsi nell’ impossibilità di far fronte all’ insieme dei suoi obblighi; il suo stato di impotenza patrimoniale si rivela quindi di carattere generale. Per questi presupposti, la legge prevede un processo che coinvolge tutto il suo patrimonio e tutti i suoi creditori. Tale processo, che è di natura collettiva e comprende l'intero patrimonio e l'insieme dei creditori, è denominato giudizio di fallimento, procedura concorsuale o procedura collettiva. A differenza del procedimento individuale, il procedimento collettivo non prevede la semplice violazione di un obbligo, ma uno stato generalizzato di insolvenza del debitore denominato stato di cessazione dei pagamenti.
Per decidere l'avvio di una procedura concorsuale (preventiva o liquidativa), il giudice deve verificare, tra l'altro, che il patrimonio del debitore sia in stato di default. L'art. 1 l'L.C.Q. stabilisce espressamente che è presupposto dell'apertura dei concorsi lo stato di cessazione dei pagamenti. Ma non lo definisce. L'omissione legislativa è stata coperta dalla dottrina; in generale, gli autori ammettono di essere in default, il debitore si trova nell'impossibilità di adempiere regolarmente i suoi obblighi, qualunque sia la causa che la genera e la natura degli obblighi in questione. Secondo la definizione riprodotta sopra, la cessazione dei pagamenti è uno stato generale e permanente di squilibrio patrimoniale che pone al debitore nell'impossibilità di far fronte regolarmente alle obbligazioni esigibili.
La legge argentina ha un concetto ampio, non limitato alla circostanza che vi siano obblighi esigibili non pagati. Considera la situazione dell'unità imprenditoriale nella sua totalità, dalla cui evoluzione normale risulterebbe necessariamente l’impossibilità di far fronte in modo regolare agli obblighi già contratti, a causa dello squilibrio inerente alla situazione patrimoniale, che rivela essere permanente, stabile, e incapace di essere rimediato con mezzi normali concreti alla portata del debitore. Di conseguenza, vi è la cessazione dei pagamenti anche se l'esternalizzazione di tale stato, attraverso il mancato adempimento degli obblighi, avviene in un momento successivo.
I caratteri più importanti di questo giudizio collettivo sono i seguenti:
(a) Il bilancio di apertura del procedimento fallimentare è lo stato di cessazione dei pagamenti o di insolvenza del patrimonio del debitore, caratterizzato dallo stato generale e permanente di squilibrio patrimoniale che pone il debitore nell'impossibilità di far fronte; su base regolare, alle obbligazioni esigibili. Questo requisito del concorso differisce dal semplice "inadempimento", bilancio del giudizio individuale, anche se, come si vedrà più avanti, l'inosservanza dell'obbligo costituisce uno dei fatti rivelatori dello stato di cessazione dei pagamenti.
(b) L'esecuzione collettiva è un processo unico. All'interno del territorio della Repubblica Argentina non possono coesistere, contemporaneamente e in relazione al medesimo patrimonio di una stessa persona, due procedure concorsuali.
(c) Alla luce di quanto precede, un’unica autorità giurisdizionale comprende tutte le pretese di valore patrimoniale nei confronti del debitore sottoposto a procedura concorsuale (appello). Questo processo collettivo "attira" tutti i giudizi individuali che erano iniziati contro il debitore, ad esempio, la causa promossa dal possessore di un assegno emesso dal debitore e non pagato, ecc. Tutti questi fascicoli, sparsi in diversi tribunali, saranno rinviati al giudice competente nel giudizio collettivo. Tuttavia, ci sono delle eccezioni. Sono escluse le pretese regolate nell'art. 21 l'L.C.Q., tra cui quelle che non hanno un contenuto patrimoniale, come i processi fondati sui rapporti di famiglia (processi di filiazione, divorzio, ecc.).
(d) L'esistenza di un'unica procedura fallimentare e la necessità che tutti i creditori del debitore siano presenti producono diversi effetti benefici: (I) un controllo più accurato del debitore e dei creditori tra di loro per quanto riguarda le richieste di credito che possono essere incluse nel passivo comune; (II) sveltezza nell'espletamento della procedura universale; (III) maggiore economia riducendo le spese giudiziarie.
(e) Nella procedura fallimentare entrano in conflitto non solo gli interessi patrimoniali privati del creditore e del debitore, ma anche gli interessi della generalità dei creditori, quelli della collettività, interessata alla protezione dell'impresa come fonte di lavoro e unità produttiva, ecc. Ciò spiega le restrizioni al principio dispositivo e la maggiore validità del principio inquisitivo, tradotto in maggiori poteri del giudice fallimentare e in alcuni poteri del curatore, organo proprio e caratteristico di questi giudizi (ad esempio: il curatore del concorso può dare impulso allo svolgimento del procedimento e può produrre prove anche se non viene offerta dal concorrente; il debitore può recedere dal concorso preventivo e dal fallimento che egli ha chiesto, ma con le restrizioni stabilite dagli art. 31, 87 l'L.C.Q., ecc.).
(f) Il giudizio collettivo produce importanti effetti sulla persona e sui beni del debitore insolvente. Così, nel fallimento, tutti i beni del patrimonio (salvo alcune eccezioni legalmente determinate) sono sequestrati e consegnati al curatore per la custodia e l'amministrazione fino alla liquidazione giudiziaria. Il fallito perde i poteri di amministrazione e di disposizione dei suoi beni (destituzione). Per un certo periodo, il debitore in bancarotta viene personalmente dichiarato disabilitato, misura che impone numerose restrizioni alle sue attività, soprattutto nel settore commerciale e imprenditoriale.
(g) Nel procedimento fallimentare, in particolare in caso di fallimento, i meccanismi per rendere inefficaci gli atti compiuti dal debitore a danno dei suoi creditori e, in tal modo, ricomporre il patrimonio del fallito, sono più semplici, richiedono meno requisiti ed estremi di prova di quelli delle azioni del diritto comune (simulazione, frode, ecc.). A tal fine, la legislazione fallimentare disciplina le azioni di fallimento. Del resto, l'integrità del patrimonio del debitore è tutelata dal curatore che, nel concorso preventivo, esercita una vigilanza su di esso e, nel fallimento, lo gestisce e dispone.
(h) La legge fallimentare ha un proprio regime di preferenze o privilegi. Vale a dire che quando il debitore è in bonis vige la cosiddetta "legge comune" (codice civile e di commercio, codici processuali, ecc.); quando invece si trova in stato di cessazione dei pagamenti, non si applicano le regole del cosiddetto diritto comune (codice civile, codice di commercio) ma la legge speciale, che è la legge di concorsi o legge fallace 24522 (l’ L.C.Q.), secondo l'articolo 239.
Di conseguenza, i provvedimenti cautelari bloccati dal creditore su una determinata cosa che nell’ esecuzione individuale che gli consentivano di riscuotere prima, non gli attribuiscono alcuna priorità se poi il debitore si presenta in fallimento.
(i) Come vengono addebitati i creditori nel processo collettivo? In primo luogo, bisogna rispettare l'ordine di privilegi stabilito dalla legge fallimentare stessa (art. 239 l’ L.C.Q.). La regola stabilisce che i creditori privilegiati speciali hanno la precedenza sui creditori privilegiati generali (articoli 241 e 246, l’L.C.Q.). Una volta pagati i creditori privilegiati (o non esistendo questi), tra i creditori chirografari non vi è prelazione per il recupero dei loro crediti (art. 248 l’ L.C.Q.). Così, in caso di insufficienza di attivo per soddisfare la totalità dei crediti, la ripartizione scarsa del prodotto è fatta proporzionalmente o pro rata. Ciò significa che tutti i creditori riscuotono la stessa percentuale o, da un altro punto di vista, tutti subiscono la stessa perdita. In tal modo, si realizza un principio che è proprio della concorrenza e che è noto come pars conditio creditorum (uguaglianza o parità di trattamento dei crediti, art. 249 l’ L.C.Q.).
Per esempio, se vengono pagati tutti i crediti che hanno una certa priorità, e il prodotto di beni liquidati in un fallimento è di $ 10.000, e la somma di crediti chirografari concorrenti è di $ 20.000, la divisione della prima cifra per la seconda ci darà la percentuale di riscossione e di perdita di ogni credito che, in questo caso, sarà la metà. Infatti, l'aliquota che dà l'operazione matematica referenziata è di 0,5, la quale, moltiplicata per ogni importo di ogni acreenza concorrente nella fallaenza, indica la somma effettiva da percepire. Così, un creditore di $ 100 incasserà $ 50; uno di $ 1000 percepirà $ 500, ecc. La perdita subita da ciascun creditore è quindi proporzionale (pars conditio creditorum) e no, come nel caso del giudizio individuale, in cui il creditore che ha chiesto per primo il provvedimento conservativo riscuote interamente il suo credito e, se rimane resto, gli altri creditori sono pagati.
d . Principi che informano il processo fallimentare argentino
Il processo fallimentare si caratterizza per essere universale, unico e prevalentemente inquisitorio.
(a) Universalità (o collettività o pluralità): Il processo fallimentare è universale in quanto convergono le pretese di tutti i creditori sulla totalità di un patrimonio. Tale natura del procedimento concorsuale è legata alla nozione di patrimonio come universalità giuridica. Si tratta di un processo che impegna il patrimonio come insieme di beni e debiti di una persona (non si limita ad alcuni beni singolari e ad alcuni debiti). Riguarda l'intero attivo del debitore, invitando i creditori a dirimere e a rendere effettivi i loro diritti sui beni che costituiscono tale patrimonio.
Per questo si parla di universalità partecipativa obiettiva e soggettiva.
Nel suo aspetto obiettivo, l'universalità riguarda i beni del debitore coinvolti nella procedura fallimentare. Un'applicazione di questo aspetto si trova nell’ art. 1 l'L.C.Q. che recita: "Il concorso preventivo o il fallimento produce i suoi effetti sulla totalità del patrimonio del debitore, ad eccezione delle esclusioni legalmente stabilite per determinati beni".
Tra queste ultime troviamo, ad esempio, l'art. 108 l'L.C.Q., norma che stabilisce quali beni sono esclusi dallo spossessamento che grava sul fallito [es.: non risentono del fallimento e sono quindi al riparo dall'azione dei creditori, il risarcimento che corrisponde al fallito per danni materiali o morali alla sua persona; il letto, gli indumenti, i mobili di uso indispensabile; gli elementi necessari per il lavoro intellettuale o manuale (gli utensili del meccanico, la macchina da cucire del sarto, la collezione di giurisprudenza dell'avvocato); ecc.].
Nel suo aspetto soggettivo, l'universalità si riferisce ai soggetti coinvolti come creditori del debitore fallimentare, cioè a tutti coloro che cercano di recuperare i loro crediti sul patrimonio che si trova in default. In tal senso, l'onere di verificare i crediti, vale a dire l'obbligo di comparire dinanzi al curatore, di denunciare il credito (causa, titoli giustificativi e privilegio) e di chiedere di essere incluso nel passivo al quale i beni del debitore devono dare soddisfazione, si impone a "tutti i creditori", sia in caso di concordato preventivo sia in caso di fallimento (art. 32 e 126 l’ L.C.Q.).
(b) Unicità: questo carattere è intimamente legato all'universalità. Non possono coesistere due procedure concorsuali riguardanti lo stesso patrimonio dello stesso soggetto. C'è un processo unico, un giudice unico, ed è giuridizione di attrazione. In virtù del foro di attrazione, a partire dalla decisione giudiziaria che apre il concorso preventivo o il fallimento tutti i giudizi di contenuto patrimoniale seguiti davanti a qualsiasi tribunale della Repubblica Argentina contro il fallimento, devono risiedere davanti al giudice del concorso preventivo o del fallimento (art. 21 inc. 1º e 132 l’ L.C.Q.).
(c) Inquisitoria: i processi concorsuali possono essere caratterizzati come prevalentemente inquisitivi, in opposizione ai processi dispositivi.
 Il principio del dispositivo si applica generalmente nei processi che trattano questioni che riguardano interessi privati. Ad esempio, il processo civile avviato da una persona che chiede il risarcimento dei danni subiti in un incidente stradale contro il conducente o il proprietario dell'autovettura; l'esecuzione del cambio promossa dall'assicurato di un assegno emesso dal debitore, respinto per mancanza di fondi, ecc.
Questi processi sono caratterizzati dal fatto che le parti (attore e convenuto) hanno il potere di iniziativa; raccontano i fatti, espongono le loro pretese e le loro difese nella domanda e nella contestazione e, in tal modo, fissano i limiti del giudizio; nel pronunciare la sentenza che pone fine alla causa, il giudice non può discostarsi dal quadro stabilito dall'attore e dal convenuto. Le parti hanno anche il potere d'impulso del procedimento; così, durante il processo, possono accordarsi sulla sospensione dei termini del processo, possono delimitare la prova da produrre, offrendo una prova e non un'altra, ecc.
Attore e convenuto hanno anche il potere di disporre del processo; così, l'attore o ricorrente può rinunciare al diritto di recuperare il credito nei confronti del debitore, recesso che produce l'estinzione del suo diritto, non potendolo reclamare in futuro; può anche desistere dal processo, cioè si estingue il processo anche se non il diritto soggettivo, potendo poi avviare un nuovo processo contro il debitore; è anche possibile concludere il processo di mutuo accordo (accordo transattivo o conciliatorio); ecc.
Invece, nei cosiddetti processi inquisitori (come il concursale), il ruolo del giudice acquisisce maggiore protagonismo e i suoi poteri aumentano (ad esempio: le prove non sono limitate a quelle che i privati giungono al processo; il giudice, di propria iniziativa, può aggiungerne altre, ecc.). Il principio inquisitivo si applica ai processi in cui sono in gioco interessi generali o pubblici e quindi, in linea di principio, sono indisponibili.
Il processo fallimentare, una volta aperto, è regolato principalmente dal principio inquisitivo. Ad esempio, il giudice può dichiarare inammissibili crediti la cui verifica è richiesta dal titolare anche se il debitore li ha riconosciuti o non li ha rimessi in discussione; inoltre, il giudice può respingere tali crediti anche se non sono stati contestati dagli altri creditori (durante il periodo di osservazione dei crediti) o dal curatore (nella relazione individuale), ecc.
D'altra parte, il giudice ha ampi poteri in materia di impulso processuale e di iniziativa probatoria. In questo senso, l'art. 274 L.C.Q. dispone che il giudice ha la direzione del processo, potendo decidere tutte le misure di impulso della causa e di indagine che risultino necessarie. A tal fine essa può prevedere, tra l'altro: la comparizione del fallito o del bancarottiere in tutti i casi in cui ometta le informazioni che il giudice o il curatore gli richiedono, incorra in falsità producendo, o compiendo atti che arrecano un danno evidente ai creditori, potendo persino separarlo dall'amministrazione del suo patrimonio.
Ciò non impedisce che il processo fallimentare abbia caratteristiche di dispositivo. Ad esempio, per l'apertura di una procedura concorsuale, sia preventiva (concorso preventivo), sia liquidativa (fallimento) è necessaria l'iniziativa di una parte; così, in linea di massima, il giudice non può dichiarare d'ufficio il fallimento di un soggetto senza che vi sia una richiesta da parte del debitore stesso o di un creditore; né può avviare il concordato preventivo senza che il debitore stesso lo solleciti.
Per accedere alla procedura fallimentare, ottenere il riconoscimento dei propri crediti e, in fine, riscuotere (attraverso la proposta di accordo nella procedura concorsuale preventiva o, in caso di fallimento, mediante il progetto di distribuzione finale dopo la liquidazione di tutti i beni), il creditore deve chiedere la verifica dei suoi crediti (art. 32 e 200 l’ L.C.Q.). Se il creditore non si presenta per verificare, né il giudice, né il curatore, né il debitore, né un altro creditore possono supplire questa passività sarà escluso dal procedimento fallimentare.

2. La “Costituzionalizzazione” del Diritto Privato in Argentina
a. Introduzione
Fino questi ultimi decenni si pensava che Diritto Privato e Diritto Costituzionale avevano pochi punti di contatto: uno reggeva le relazioni giuridiche di coordinazione e l`altro le relazioni giuridiche di subordinazione [III] .
I rapporti tra lo Stato e l`individuo retti dal Diritto Costituzionale erano esclusivamente, quelli che fissano i limiti del potere dello Stato nei casi in cui si intende alterare le singole garanzie. Pertanto la più tipica tradizionale garanzia costituzionale `e stata quella dell' habeas corpus, per garantire la libertà fisica dell'individuo contro la detenzione arbitraria dallo Stato.
Oggi, questa visione è cambiata: da un lato, si vede che non tutto il potere è esercitato dallo Stato. Al contrario, ci sono potenti economici, culturali, sociali, che devono anche essere limitati dal ordinamento giuridico per garantire che la libertà e l'uguaglianza reale tra le persone siano efficaci e non diventino una semplice dichiarazione.
Da questa nuova prospettiva, non sorprende l’ ingresso ai testi costituzionali di relazioni che tradizionalmente appartenevano al Diritto Privato (ad esempio, i rapporti tra imprese e consumatori). Così, il Diritto Costituzionale si addentra nel Diritto Privato ed i suoi principi vengono propagati ai vari settori del ordinamento giuridico.
Per le ragioni sopra illustrate, la riforma costituzionale del 1994 l'Argentina ha incorporato nella Costituzione Nazionale Argentina varie disposizioni che toccano le questioni di diritto privato, ad esempio, la tutela dei consumatori sancita dall'articolo 42 della Costituzione Nazionale, che recita: "(...) I consumatori e utenti di beni e servizi hanno il diritto in termini di consumi, tutela della salute, sicurezza e gli interessi economici ad informazioni adeguate e veritier; alla libertà di scelta e le condizioni di tratto equitativo e dignitoso. Le autorità assicurano la protezione di questi diritti, di educazione dei consumatori, la competizione contro ogni forma di distorsioni del mercato, il controllo dei monopoli naturali e legali, la qualità e l'efficienza dei servizi pubblici, e la creazione di associazioni dei consumatori e degli utenti. La legge deve stabilire procedure efficaci per la prevenzione e risoluzione dei conflitti, quadri normativi e dei servizi pubblici di competenza nazionale, fornendo la necessaria partecipazione delle associazioni dei consumatori e degli utenti e le province coinvolte nelle agenzie di controllo (...)". La legge 24.240 di Difesa degli utenti e consumatori (e dalla riforma legge 26. 361) ed anche il nuovo Codice Civile e Commerciale (dal 2015, articoli dal 1092 al 1122), oggi sono le regolazioni di questa clausola costituzionale.
Inoltre, numerose altre leggi di Diritto Privato appaiono nei trattati internazionali a cui la Costituzione dell'Argentina (con la riforma del 1994) riconosce lo status costituzionale (art. 31 e 75, inc. 22 °). Essi sono:
1) Dichiarazione Americana dei Diritti e Doveri dell'Uomo,
2) Dichiarazione Universale dei Diritti Umani,
3) Convenzione americana sui diritti umani,
4) Patto internazionale sui diritti economici, sociali e dei diritti culturali,
5) Patto internazionale sui diritti civili e politici e il suo protocollo opzionale,
6) Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio,
7) Convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le sue forme di discriminazione razziale,
8) Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne,
9) Convenzione contro la tortura e altri trattamenti crudeli, inumani o degradanti e
10) Convenzione sui diritti del bambino
Questo nuovo approccio ha portato luce su una serie di questioni, giacché le norme costituzionali hanno una grande efficacia in quattro sensi:
Efficacia diretta: Questo carattere significa che, anche se non esiste alcuna disposizione legale che regoli il diritto riconosciuto dalla Costituzione, il diritto è operativo e la persona che reclami la sua protezione ai tribunali può chiedere la sua applicazione.
Efficacia abrogativa: Questa caratteristica implica che le disposizioni costituzionali derogano le leggi che le contraddicano.
Efficacia invalidatoria: Questo carattere è strettamente legato a quello precedente, poiché una norma di gerarchia legale che si oppone ad una disposizione costituzionale è invalida, quindi, può essere dichiarata incostituzionale dai giudici.
Efficacia di interpretazione: si dice che la visione costituzionale richiede una "rilettura" dei testi legali, in modo che l'interpretazione della legge sia sempre aggiustata alla Costituzione. Così, quando una legge è suscettibile di essere interpretata in vari modi, uno che contraddice la Costituzione ed un altro che si adatta ad essa; chi interpreta e applica la legge deve fare in modo che la regola si aggiusti alla clausola costituzionale. In altre parole, la disposizione costituzionale dirige l'interpretazione della legge.
Si noti inoltre che la riforma costituzionale del 1994 ha istituito un nuovo sistema di fonti del diritto. L'idea della supremazia della Costituzione, all'articolo 31 della Costituzione Argentina, e, soprattutto, i trattati internazionali di rango costituzionale (art. 75 inc. 22 Costituzione Argentina), costituiscono il fondamento di un "sistema di fonti" nel sistema legale argentino, che è venuto inevitabilmente a variare l`ordinamento giuridico in generale.
Infatti, di fronte al fenomeno della costituzionalizzazione del diritto privato, la legislazione deve essere basata su questo sistema per interpretare ed applicare la legge. Di conseguenza, i casi di diritto privato devono essere risolti di conformità alle leggi che disciplinano la materia in questione e che potrebbero essere applicabili; interpretate secondo la Costituzione Nazionale e i trattati firmati dall` Argentina.
Pertanto, l'interpretazione e l'applicazione del Diritto Privato argentino non deve trascurare la seguente direttiva: adeguare il Diritto comune alla Costituzione ed i Trattati sui diritti umani incorporati con gerarchia costituzionale dalla riforma del 1994.
Questa è la regola degli articoli 1 e 2 del nuovo codice civile e commerciale:
- ARTICOLO 1°. - Fonti e applicazione. I casi disciplinati da questo Codice devono essere risolti secondo le leggi applicabili, in conformità con la Costituzione Nazionale e i trattati sui diritti umani di cui la Repubblica è parte. A tal fine si tiene conto dello scopo della norma. Gli usi, le pratiche e i costumi sono vincolanti quando le leggi o gli interessati si riferiscono a loro o in situazioni non regolamentate dalla legge, purché non siano contrari al diritto.
- ARTICOLO 2°. - Interpretazione. La legge deve essere interpretata tenendo conto delle sue parole, delle sue finalità, delle leggi analoghe, delle disposizioni derivanti dai trattati sui diritti umani, sui principi e sui valori giuridici, in modo coerente con l'intero ordinamento.
Diamo un'occhiata alla applicazione pratica del fenomeno della "Costituzionalizzazione del Diritto Privato" in Argentina e la sua influenza sulla interpretazione e applicazione della legislazione infra-costituzionale fallimentare.

3. Intersezione del diritto fallimentare e l’ costituzionalizzazione del diritto privato in Argentina: crisi del sistema dei privilegi d’ insolvenza alla luce della Giurisprudenza della Corte Suprema della Nazione
Nell'ultimo decennio, l'Argentina ha attraversato una grave discussione per quanto riguarda il sistema dei privilegi in materia d' insolvenza .
Dalla giurisprudenza sono emerse voci critiche e, in particolare, l'impulso è venuto dal campo dei diritti umani e del principio di convenzionalità. Precisamente, secondo questo principio, il controllo della convenzionalità esercitato dai giudici mira a stabilire se l'attuale norma di diritto interno (ad esempio, le norme della legge fallimentare che disciplinano l'ordine di priorità dei privilegi, art. 241, 242, 243, 248 y 249 l’ L.C.Q.) sono conforme a quanto stabilito dai trattati sui diritti dell'uomo (ad esempio, Convenzione sui diritti del fanciullo e Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, art. 75 inc. 22 Costituzione Nazionale), ciò significa, si quelle norme della legge fallimentare siano “convenzionale” o meno. In altre parole, si sono d'accordo con i trattati sui diritti umani.
Infatti, il controllo della convenzionalità svolge un duplice ruolo: da un lato è repressivo, in quanto obbliga i giudici nazionali a non applicare le norme interne contrarie ai trattati internazionali che hanno una gerarchia costituzionale, è costruttivo, in quanto li obbliga anche ad interpretare il diritto nazionale conformemente al trattato e alla sua interpretazione da parte dei tribunali internazionali (ad esempio, la Corte interamericana). Non è altra cosa che l'interpretazione armonizzata o adattativa del diritto locale al trattato e all'interpretazione data al trattato dal Tribunale internazionale, che portano a scartare le interpretazioni del diritto nazionale opposte al suddetto trattato e/o al modo in cui è stato inteso dal Tribunale internazionale [IV] .
Così, la Corte Superiore di Giustizia della Nazione Argentina comprese che, nonostante le norme sui privilegi nella legge 24.522, questa regolazione potrebbe essere modificato -a causa dell'importanza dei diritti in gioco di fronte al fenomeno dell'insolvenza- sotto il controllo della convenzionalità e della gerarchia degli strumenti internazionali in materia di diritti umani, senza dover attendere ad una riforma legislativa, normalmente lenta.
E 'quello che è successo nel caso "Antarctic Medical Institutes s/ bankruptcy s/ inc. (R.A.F. e L.R.H. de F.)" (26 marzo 2019) in cui, il regime dei privilegi fallimentari è stato "dichiarato incostituzionale", dando priorità al diritto dei genitori del giovane che era nato disabile a causa di una negligenza medica, a riscuotere prima l' indennizazione per i danni che avevano subisco (riconosciuto nella Convenzione sui diritti del fanciullo e Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, art. 75 inc. 22 Costituzione Nazionale), rispeto al creditore ipotecario (che era privilegiato speciale)"; nonostante che quelli genitori erano creditori chirografari o comuni.
Va notato che il “privilegio” riconosciuto dalla Corte Suprema della Nazione in questo precedente (e nel modo in cui è stato fatto), non aveva alcun sostegno nel testo esplicito della legge fallimentare Argentina.
Tuttavia, la Corte Suprema stessa ha avuto un comportamento esitante e, anche, sconcertante sull'argomento.
Infatti, in "French Philanthropic and Charitable Association s/ bankruptcy s/ credit verification incident by L.A.R. and others" (6 novembre 2018), la cui piattaforma fattuale era la stessa, ha risolto contrariamente a quanto detto in "Antarctic Medical Institutes", e ha concluso che:
1). - né le convenzioni internazionali invocate -Convenzione sui diritti del fanciullo e Convenzione sui diritti delle persone con disabilità- né la legge 26.061 contiene riferimenti specifici alla situazione dei minori o delle persone con disabilità in quanto titolari di un credito nell'ambito di un procedimento di insolvenza in cui non è espressamente prevista una preferenza di recupero, né può derivare dalle sue condizioni, dall'unica condizione invocata, rispetto ai restanti creditori, né dall'esclusione dei loro crediti dal regime patrimoniale appositamente previsto dalla legge fallimentare.
Di conseguenza, una preferenza con lo scopo di riscuotere il credito prima, non è espressamente prevista nella legge fallimentare, né può essere derivata dalla condizione fisica invocata, rispetto agli altri creditori.
2). - il riconoscimento del carattere privilegiato di un credito implica la concessione a quest'ultimo del diritto di essere pagato al posto di un altro, e che tale qualità può derivare solo dalla legge.
Inoltre, i privilegi, nella misura in cui costituiscono un'eccezione al principio di par conditio creditorum -come conseguenza della garanzia di uguaglianza tutelata dall'art. 16 della Costituzione Nazionale- devono essere interpretati in modo restrittivo, perché se si accetta un'estensione superiore a quella ammessa dalla legge si lederebbero i diritti dei terzi.
3). - consentire il riconoscimento giurisdizionale dei diritti preferenziali non previsti dal diritto fallimentare comporterebbe gravi svantaggi. La rottura del regime giuridico dei privilegi e la creazione di un sistema parallelo, contra legem, discrezionale e casistico, possono avere un forte impatto negativo sulla certezza del diritto in generale. Ad esempio, la preferenza nella riscossione dei crediti garantiti da un'ipoteca e da un pegno (articolo 241, paragrafo 4 della legge 24.522) è giustificata nell'interesse economico e sociale considerato dal legislatore per concedere tali privilegi. Infatti, tale preferenza è legata alla tutela del credito, che è essenziale per lo sviluppo e la crescita del paese, e che dipende, in parte, dall'esistenza e dall'efficacia di alcuni strumenti come le garanzie per garantire il recupero del credito. La preferenza accordata a un creditore rispetto agli altri nel contesto della procedura d'insolvenza è una decisione che spetta al legislatore e non ai giudici in base alle circostanze soggettive che possono sorgere in ciascun caso particolare".
Cosi, in relazione ai due precedenti giudiziari "Istituti Medici" e "Associazione Francese" - i cui fatti erano gli stessi- vanno evidenziati due cose molto importanti: 
- ci sono voluti solo quattro mesi tra li due casi -che sono molto simili- e la Corte della Nazione li ha risolti in modo diverso
- in entrambi i casi, la controversia sorge tra un creditore ipotecario (creditore privilegiato indiscutibile) e una vittima avente diritto al risarcimento dei danni (creditore chirografario).
Entrambe cose, mettono in evidenza la crisi che sta subendo la regolamentazione dei privilegi fallimentari nella legge 24.522 argentina. 

4. Conclusione
Il percorso pendolare della Corte Suprema della Nazione Argentina su una questione così delicata, evidenzia l'imperativa necessità di che il Legislatore riveda e, se e’ necessario, modifiche il sistema dei privilegi d'insolvenza.
Di fronte alla pigrizia di quest'ultimo Potere dello Stato, la realtà richiede soluzioni di natura giurisdizionale basate sull'applicazione del principio di convenzionalità, che alla fine consente così la risoluzione del conflitto sollevato ma che può cospirare contro la certezza del diritto.
Infatti, non esiste lo stesso criterio giudiziale per trattare e risolvere i casi simili che si presentano, tutto lo quale finisce per agire a scapito dello Stato di Diritto argentino.



Crisis del sistema de privilegios concursales a la luz de la jurisprudencia de la Corte suprema de justicia de la nación argentina

Sommario:
1. Introducción 
a. El juicio individual
b. El juicio colectivo   
c. Concursos. Clases: prevención y liquidación
d. Principios que informan el proceso concursal
e. Leyes que rigen el concurso
2. La Constitucionalización del Derecho Privado[III]
3. Intersecciones del derecho concursal y la constitucionalización del Derecho Privado en la Argentina: crisis del sistema de privilegios concursales a la luz de la jurisprudencia de la Corte Suprema de Justicia
4. Conclusión

1. Introducción 
La mejor comprensión del ámbito de aplicación, fines y utilidad del Derecho Concursal requiere recordar algunos conceptos básicos del Derecho de las Obligaciones. [1][2]
El sujeto pasivo (deudor) de la relación crediticia puede asumir respecto del sujeto activo (acreedor) diversas conductas: (I) cumplir en tiempo y forma la prestación debida; (II) no cumplirla; (III) cumplirla tardíamente.
Si cumple en tiempo y forma, se habrá satisfecho plenamente el interés del acreedor.  Puede ocurrir que, aunque tardíamente, a pedido o no del acreedor, el deudor cumpla voluntariamente la prestación. La otra posibilidad es que el deudor no la ejecute voluntariamente; en este último supuesto, nace para el acreedor el derecho a obtener la satisfacción de la prestación objeto de la obligación en forma coactiva sobre el patrimonio del deudor. 
Dado que el ordenamiento jurídico de nuestros días no reconoce al acreedor el derecho a tomar los bienes (ni la persona) del deudor por propia mano, ni  hacer justicia privadamente, el acreedor debe recurrir al juez –órgano que el Estado establece para la protección de los derechos subjetivos– con el fin de obtener una decisión judicial que declare su derecho a la satisfacción de la prestación objeto de la obligación y, de persistir el incumplimiento, ejecutar esa decisión, procedimiento que le permitirá agredir los bienes del deudor, liquidarlos y con ese producido  percibir su crédito.
Esta protección al derecho subjetivo del acreedor tiene –básicamente– dos formas: (I) juicio individualy (II) juicio colectivo.
 
a. El juicio individual
(I) Una noción elemental.
Para procurar el reconocimiento de su derecho y hacerlo efectivo, el acreedor, sin la intervención de otros acreedores, puede promover ante un juez una acción a través de la cual actúa en forma independiente. Esta acción tiene como presupuesto el incumplimiento y su fin es constreñir al deudor a cumplir con la obligación. De este modo, cada acreedor procura obtener el cobro de su crédito mediante la liquidación judicial de uno o varios bienes del deudor incumplidor. 
El juicio individual puede tramitar por el procedimiento llamado de conocimiento pleno, o sea, un procedimiento que tolera amplitud de prueba y debate por parte de los litigantes; básicamente, el actor debe acreditar el derecho que invoca (por ejemplo, un juicio de daños, seguido por la víctima de un accidente de tránsito contra el deudor, conductor o dueño del vehículo). También puede tratarse de un juicio ejecutivo, cuyo presupuesto es un instrumento o título que genera la probabilidad o verosimilitud del derecho invocado por el acreedor; se distingue del juicio de conocimiento pleno porque no existe amplitud probatoria ni de discusión 
(II) Caracteres del juicio individual.
Este juicio individual, presenta las siguientes características:
(a) El acreedor cuya deuda todavía no es exigible (vgr.: el plazo suspensivo no venció, la condición suspensiva no se cumplió, etc.) no puede accionar contra el deudor  ni participar en el reparto del producto de los bienes que otros acreedores estén llevando a cabo pues, como se ha dicho, la ejecución individual tiene como presupuesto el “incumplimiento”de la obligación por parte del deudor, y  en el caso, tal incumplimiento no se ha producido, aunque sí ocurrió respecto de otros co-acreedores.
(b) Las ejecuciones individuales, generalmente numerosas, están dispersas en diferentes tribunales, lo que dificulta el control de los acreedores entre sí en cuanto a la gestión de cobro de su acreencia. 
(c) Esta pluralidad de juicios (dispersos o no en distintos tribunales) incrementa notablemente los gastos de justicia (vgr.: honorarios de abogados, tasas de justicia, gastos de publicación de edictos, etc.) en detrimento del producido final con el cual los acreedores pretenden satisfacer sus créditos. 
(d) Desde la óptica procesal, las ejecuciones individuales están informadas por el principio dispositivo, en función del cual el acreedor ejecutante y el deudor demandado tienen amplias facultades de disposición del derecho de crédito y del proceso en sí. Por lo tanto, si lo desea, el acreedor puede desistir de su derecho a ejecutar al deudor, renunciar a la prueba ofrecida, ofrecer o no prueba, etc.. Por su parte, el deudor puede negar la deuda, su exigibilidad, o su extensión,  pero también puede reconocer que debe y ello bastará para que el juez tenga por cierto que es deudor.
(e) Aunque existan muchas ejecuciones individuales, no hay inhabilitaciones generales de la persona del deudor ni desapoderamiento de su patrimonio. Las medidas cautelares y las consiguientes restricciones que se aplican en las ejecuciones individuales (vgr: inhibición del deudor para disponer de sus bienes que se anota en el Registro de la Propiedad inmueble, del automotor, etc.) no tienen carácter de generalidad, ni la extensión e intensidad propias de una separación total de la administración del patrimonio, ni de una inhabilitación para desempeñarse en la actividad comercial.
(f) Finalmente, si el deudor transfirió todos o parte de sus bienes con el fin ilícito de eludir su responsabilidad frente a algunos o a todos sus acreedores, éstos, para revertir la inexistencia o insuficiencia de bienes con los que cobrarse forzadamente en las ejecuciones individuales, tendrán que acudir a las acciones de simulación y de fraude o pauliana de la legislación común (no concursal). Como es sabido, estas acciones demandan trámites largos, y son complejas y de difícil prueba.
III. ¿Cómo cobran los acreedores en la ejecución individual? 
Puede ocurrir que el deudor enfrente varios juicios individuales promovidos por diferentes acreedores. Si existen bienes suficientes para que todos los acreedores logren el cobro forzado, las distintas ejecuciones individuales discurren por caminos separados y, en general, sin punto alguno de contacto.
Otras veces, en cambio, el producido de los bienes del deudor es insuficiente para afrontar la totalidad de los créditos cuyos titulares han promovido juicios individuales; deviene, entonces, una convergencia de las pretensiones de los acreedores sobre el producido de la venta del bien o bienes liquidados que da lugar a la concurrencia de varios acreedores que compiten sobre un mismo producido.
En tal caso, en primer lugar, hay que ponderar la calidad y jerarquía de los diferentes créditos, según sean privilegiados o no. Privilegio, en sentido amplio, es el derecho dado por la ley a un acreedor para ser pagado con preferencia a otro.El privilegio es especial cuando recae sobre un bien determinado sobre cuyo producido se ejerce la preferencia; por ej, si el Sr. “A”  ha realizado en un inmueble del deudor gastos de conservación (apuntalamiento de muros, revoque, pintura, etc.,), cuando ese inmueble se subasta judicialmente, “A” tiene derecho a cobrar, sobre el producido de ese inmueble, con prioridad al Sr. “B”, cuyo crédito proviene de la venta de mercaderías. El privilegio es general, cuando recae sobre todo el patrimonio del deudor; por ej., el crédito fiscal por impuestos a las ganancias, tributo que no recae sobre bienes determinados. Los privilegios tienen significación práctica sólo cuando el acreedor entra en conflicto o concurrencia con otros acreedores que pretenden cobrarse del mismo producido. En otros términos, es un derecho que se ejerce contra otro acreedor. Como regla, en una ejecución individual sólo pueden invocarse los privilegios especiales. O sea, un acreedor con privilegio general no puede pretender tener prioridad en el cobro cuando se ha liquidado un bien particular, desde que él tiene una prioridad que puede ejercer sobre el resto de los bienes de su deudor.
¿Cómo funcionan las prioridades entre acreedores que tienen un privilegio especial sobre el mismo bien? Por ejemplo, el propietario de un inmueble (Sr. “B”) no ha pagado el impuesto inmobiliario, y consecuentemente, debe al Fisco; también es deudor del Banco “C”, pues no ha restituido en término un préstamo dinerario que se le otorgó con garantía hipotecaria. En caso de ejecutarse el inmueble por cualquiera de estos acreedores, si el producido de la venta no es suficiente para cubrir el crédito de ambos, ¿quién tiene prioridad en el cobro? Con fundamento en el art. 2586 inc c).- Código Civil y Comercial de la Nación la respuesta a este conflicto es la siguiente: El Fisco cobrará primero si el impuesto se devengó con anterioridad a la constitución de la hipoteca puesto que la prioridad de la hipoteca se cuenta desde el día que el gravamen se inscribió en el registro inmobiliario; en cambio, el Banco (acreedor hipotecario) cobrará primero, y sobre el remanente cobrará el fisco si se trata de impuestos devengados con posterioridad a la constitución de la hipoteca; ambos (“B” y “C”) son acreedores privilegiados, pero uno tiene preferencia sobre el otro. 
Del mismo modo, si se ejecuta un inmueble sobre cuyo producido concurren el Fisco por impuesto inmobiliario adeudado (crédito con privilegio especial) y un acreedor no privilegiado, común o quirografario que embargó el bien (vgr. un amigo del deudor que le prestó dinero sin garantía de ningún tipo), el Fisco tiene prioridad sobre el acreedor prestamista o mutuante; esto significa que primero se paga al fisco y sólo con el dinero sobrante se paga al embargante.     
Si no hay acreedores privilegiados, o han sido pagados, es decir, si sólo concurren acreedores quirografarios o comunes, el orden de prioridad de cobro de las acreencias en los casos de concurrencia dentro de las ejecuciones individuales se expresa con la fórmula prior in tempore potior in  iure (primero en el tiempo, mejor en el derecho). Esta expresión significa que entre los acreedores comunes (sin privilegio), o de igual rango, el producido escaso, porque no alcanza para todos, no se distribuye proporcionalmente o conforme a principios de igualdad, sino que se establece una prioridad derivada de cierta prelación temporal. ¿En qué consiste esa prelación? La prioridad no es del acreedor cuya acreencia es más antigua, ni del titular del crédito que se tornó exigible antes que el de los demás, ni del que primero inició el juicio contra el deudor común, ni tampoco quien obtuvo sentencia antes; es el acreedor que embargó antes que los demás la cosa o cosas cuyo producido escaso los acreedores se disputan. Si se enfrentan acreedores quirografarios que embargaron y otros que no lo hicieron, cobrarán por el orden temporal de los embargos los que peticionaron y obtuvieron su traba (los que antes embargaron cobrarán primero), y el resto lo hará “a prorrata”, o sea, el resto insuficiente para pagar todo lo que se debe a cada uno se distribuirá proporcionalmente (por ej., alcanza para pagar sólo el 40% a cada acreedor).
 
b. El juicio colectivo      
El deudor puede encontrarse ante la imposibilidad de hacer frente al conjunto de sus obligaciones; su estado de impotencia patrimonial se revela, pues, con carácter general. Para estos supuestos, la ley prevé un proceso que involucra a todo su patrimonio y a todos sus acreedores. Este proceso, que es de carácter colectivo y que comprende la totalidad del patrimonio y la totalidad de los acreedores, se denomina juicio concursal, procedimiento concursal o proceso colectivo. A diferencia del proceso individual, el proceso colectivo no tiene como presupuesto el mero incumplimiento de alguna obligación, sino un estado generalizado de insolvencia del deudor denominado estado de cesación de pagos.  
Los caracteres más importantes de este juicio colectivo, son los siguientes:
(a) El presupuesto de apertura del proceso concursal es el estado de cesación de pagos o insolvencia del patrimonio del deudor, caracterizado como el estado general y permanente de desequilibrio patrimonial que coloca al deudor en la imposibilidad de hacer frente, de manera regular, a las obligaciones exigibles. Este presupuesto del concurso difiere del mero “incumplimiento”, presupuesto del juicio individual, aunque como se verá más adelante, el incumplimiento de la obligación constituye uno de los hechos reveladores del estado de cesación de pagos. 
(b) La ejecución colectiva es un proceso único. Dentro de la República Argentina no pueden coexistir, contemporáneamente y en relación al mismo patrimonio de una misma persona, dos procesos concursales. 
(c) En virtud de lo expuesto, un solo órgano jurisdiccional entiende en la totalidad de las pretensiones de contenido patrimonial contra el deudor concursado (fuero de atracción).  Este proceso colectivo “atrae” todos los juicios individuales que estaban iniciados contra el deudor; por ej., el pleito promovido por el tenedor de un cheque librado por el deudor y no pagado, etc. Todos estos expedientes, dispersos en diferentes tribunales, serán remitidos al juez competente en el juicio colectivo. Como veremos más tarde, quedan exceptuadas las pretensiones del art. 21 ley 24.522, entre las que se encuentran las que no tienen contenido patrimonial, tales como los procesos fundados en las relaciones de familia (juicios de filiación, divorcio, etc).
(d) La existencia de un único proceso concursal y la necesidad de que concurran todos los acreedores del deudor, produce varios efectos beneficiosos: (I) Un mejor control del deudor y de los acreedores entre sí respecto a cuáles pretensiones crediticias pueden incorporarse al pasivo común; (II) Una mayor celeridad en la tramitación del procedimiento universal; (III) una mayor economía a fin de que se devenguen menores gastos de justicia.
(e) En el proceso concursal entran en conflicto no sólo los intereses patrimoniales particulares del acreedor y del deudor, sino también los intereses de la generalidad de los acreedores, los de la colectividad, interesada en la protección de la empresa como fuente de trabajo y unidad productiva, etc.. Ello explica las restricciones al principio dispositivo y la mayor vigencia del principio inquisitivo, traducido en mayores poderes del juez concursal y en algunas facultades del síndico, órgano propio y característico de estos juicios (por ej.: el síndico del concurso puede impulsar el desarrollo del proceso, y puede producir prueba aún cuando no sea ofrecida por el concursado;  el deudor puede desistir del concurso preventivo y de la quiebra que él peticionó, pero con las restricciones fijadas por los arts.  31, 87 ley 24522; etc.). 
(f) El juicio colectivo produce importantes efectos sobre la persona y sobre los bienes del deudor concursado. Así, en la quiebra, todos los bienes del patrimonio (salvo ciertas excepciones legalmente determinadas) resultan incautados y entregados al síndico para su custodia y administración hasta la liquidación judicial. El quebrado pierde las facultades de administración y disposición de sus bienes (desapoderamiento). Por un cierto período, el deudor quebrado es inhabilitado personalmente, medida que le impone numerosas restricciones a sus actividades, sobre todo en la esfera comercial y empresarial.
(g) En el proceso concursal, particularmente en la quiebra, los mecanismos para dejar sin efecto actos realizados por el deudor en perjuicio de sus acreedores y, de este modo, recomponer el patrimonio del fallido, son más simples, exigen menos requisitos y extremos probatorios que los de las acciones del derecho común (simulación, fraude, etc.). A tal efecto, la legislación falencial regula las acciones de ineficacia concursal. Por lo demás,la integridad del patrimonio del deudor es resguardada por el síndico quien, en el concurso preventivo, ejerce una vigilancia sobre el mismo, y en la quiebra lo administra y dispone.
(h) La ley concursal tiene un régimen propio de preferencias o privilegios. Es decir, cuando el deudor está in bonis rige la llamada “ley común” (Código Civil y Comercial, códigos procesales, etc.); cuando se encuentra en estado de cesación de pagos, en cambio, normalmente no se aplican las reglas del llamado derecho común (código civil, código de comercio) sino la ley especial, que es la ley de concursos o ley falencial
Por eso, las medidas cautelares trabadas por el acreedor sobre una cosa determinada que en la ejecución individual le permitían cobrar primero, no le asignan prioridad alguna si luego el deudor se presenta en concurso. 
¿Cómo cobran los acreedores en el juicio colectivo? En primer lugar, hay que respetar el orden de privilegios que establece la propia ley concursal. La regla es que los acreedores con privilegio especial tienen prioridad sobre los acreedores con privilegio general. Una vez pagados los acreedores privilegiados (o no existiendo ellos), entre los acreedores quirografarios no hay prelaciones para el cobro de sus acreencias. Así, en caso de insuficiencia de activo para satisfacer la totalidad de los créditos, el reparto escaso del producido se hace proporcionalmente o a prorrata. Esto quiere decir que todos los acreedores cobran igual porcentaje o, desde otro ángulo, que todos soportan igual pérdida. De esta manera, se efectiviza un principio que es propio de la concursalidad y que es conocido como pars conditio creditorum (igualdad o paridad de tratamiento de los créditos). Por ejemplo, si pagados todos los créditos con alguna prioridad, el producido de los bienes liquidados en una quiebra es de $ 10.000, y la suma de créditos quirografarios concurrentes es de $ 20.000, la división de la primera cifra por la segunda nos dará el porcentaje de percepción y pérdida de cada crédito que, en este caso, será la mitad. En efecto, la alícuota que arroja la operación matemática referenciada es 0,5, la cual, multiplicada por cada monto de cada acreencia concurrente en la falencia indica la suma efectiva a percibir. Así, un acreedor de $ 100 cobrará $ 50; uno de $ 1000 percibirá $ 500, etc. La pérdida que experimenta cada acreedor es, pues, proporcional (pars conditio creditorum) y no, como ocurre en el juicio individual, en el cual el acreedor que pidió primero la medida cautelar cobra toda su acreencia y, si queda remanente, recién cobran los demás acreedores.
 
c. Concursos. Clases: prevención y liquidación 
Concurso” es una voz genérica que en nuestro sistema jurídico positivo comprende dos especies: 
(I) El concurso preventivo (proceso concursal preventivo): consiste en un régimen establecido en beneficio del deudor, desde que le permite continuar al frente de la administración de su patrimonio, desarrollando su actividad habitual, bajo la vigilancia del síndico, otorgándole la oportunidad de que pueda arribar a un acuerdo con sus acreedores que le permita revertir la situación de crisis por la que atraviesa. Se trata, pues, de evitar la quiebra.
Ahora bien, si el deudor fracasa en razón de que no haber obtenido las conformidades de los acreedores a la propuesta de acuerdo preventivo por él formulada o, cuando habiéndolo logrado no ha podido cumplir con lo acordado, el concurso preventivo se transforma en quiebra.  
(II) La quiebra (proceso concursal liquidativo): es el proceso concursal dirigido a la liquidación de la totalidad de los bienes del deudor para, con su producido, pagar todas las deudas según los derechos, las categorías y los privilegios de los cuales resultan titulares los acreedores. Causa el desapoderamiento del deudor, quien pierde la administración de su patrimonio; más aún, normalmente cesa la actividad empresarial para proceder a la liquidación de los bienes.
De todos modos, los sujetos, el presupuesto, y algunos principios, funcionarios y reglas procesales, son comunes al concurso preventivo y la quiebra. Así, la cesación de pagos es el presupuesto necesario del concurso preventivo y de la quiebra. Las mismas personas físicas y jurídicas que pueden peticionar su concurso preventivo pueden ser declaradas en quiebra; el síndico es el funcionario que actúa tanto en el concurso preventivo cuanto en la quiebra, etc..
 
d. Principios que informan el proceso concursal
El proceso concursal se caracteriza por ser universal, único y predominantemente inquisitivo.
(a) Universalidad (o colectividad o pluralidad): El proceso concursal es universal por cuanto en él convergen las pretensiones de todos los acreedores sobre la totalidad de un patrimonio. Este carácter del proceso concursal guarda relación con la noción del patrimonio como universalidad jurídica. Se trata de un proceso que compromete al patrimonio como conjunto de bienes y deudas de una persona (no se limita a algunos bienes singulares y a algunas deudas). Afecta a la totalidad del activo del deudor, convocando a los acreedores a dirimir y a efectivizar sus derechos sobre los bienes que integran ese patrimonio. 
Por eso, se habla de universalidad concursal objetiva y subjetiva. 
En su aspecto objetivo, la universalidad se refiere a los bienes del deudor comprometidos en el proceso concursal. Una aplicación de este aspecto es el art. 1 de la ley 24.522 de concursos y quiebras (en adelante L.C.Q.) que dice: “El concurso preventivo o quiebra produce sus efectos sobre la totalidad del patrimonio del deudor, salvo las exclusiones legalmente establecidas respecto de bienes determinados”. Entre estas últimas encontramos, verbigracia, el art. 108 de ley 24.522, norma que establece qué bienes están excluidos del desapoderamiento que pesa sobre el quebrado [ej.: no resultan afectados por la quiebra, y consecuentemente están a salvo de la acción de los acreedores, la indemnización que corresponda al fallido por daños materiales o morales a su persona; el lecho cotidiano, las ropas, enseres, muebles de uso indispensable; los elementos necesarios para el trabajo intelectual o manual (las herramientas del mecánico, la máquina de coser del sastre, la colección de jurisprudencia del abogado); etc.]. 
En su aspecto subjetivo, la universalidad se refiere a los sujetos involucrados como acreedores del deudor concursado; es decir a todos los que pretenden cobrar sus acreencias sobre el patrimonio que se encuentra en cesación de pagos. En este sentido, la carga de verificar los créditos, es decir, la carga de concurrir ante el síndico, denunciar el crédito (causa, títulos justificativos y privilegio) y solicitar ser incluido dentro del pasivo al que los bienes del deudor deben dar satisfacción, se impone a “todos los acreedores”, tanto en el concurso preventivo como en la quiebra (arts. 32 y 126, L.C.Q.).
(b) Unicidad: este carácter se encuentra íntimamente ligado a la universalidad. No pueden coexistir dos procesos concursales relativos a igual patrimonio del mismo sujeto. Existe un proceso único, un juez único, y fuero de atracción. En virtud del fuero de atracción, a partir de la resolución judicial que abre el concurso preventivo o la quiebra todos los juicios de contenido patrimonial seguidos ante cualquier juzgado de la República Argentina contra el concursado, deben radicarse ante el juez del concurso preventivo o de la quiebra (arts. 21 inc 1º y 132 ley 24.522).
(c) Inquisitoriedad: los procesos concursales pueden ser caracterizados como predominantemente inquisitivos, por oposición a los procesos dispositivos
El principio dispositivo suele regir en procesos en los que se dirimen cuestiones que afectan intereses privados. Por ej. el juicio civil iniciado por una persona que reclama los daños sufridos en un accidente de tránsito contra el conductor o el dueño del automotor; la ejecución cambiaria promovida por el tomador de un cheque librado por el deudor, rechazado por no tener fondos en cuenta, etc. Estos procesos se caracterizan porque las partes (actor y demandado) tienen el poder de iniciativa; relatan los hechos, exponen sus pretensiones y defensas en la demanda y en la contestación y, de este modo, establecen los límites del juicio; al dictar la sentencia que pone fin al pleito, el  juez no puede apartarse del marco fijado por actor y demandado. Las partes también tienen el poder de impulso del procedimiento; así, durante el juicio, pueden ponerse de acuerdo en suspender los plazos del proceso, pueden delimitar la prueba a producir, ofreciendo una prueba y no otra, etc. Actor y demandado también tienen el poder de disposición del proceso; así, el actor o demandante puede desistir del derecho a cobrar su crédito contra el deudor, desistimiento que produce la extinción de su derecho, no pudiendo reclamarlo en el futuro; puede igualmente desistir del proceso, es decir que se extingue el proceso aunque no del derecho subjetivo, pudiendo luego iniciar un nuevo proceso contra el deudor; también es posible terminar el proceso de mutuo acuerdo (acuerdo transaccional o conciliatorio); etc..
En cambio, en los llamados procesos inquisitivos (como el concursal), el rol del juez adquiere mayor protagonismo y sus poderes se acrecientan (por ej.: las pruebas no se limitan a las que las que los particulares arrimen al proceso; el juez, por propia iniciativa, pueden incorporar otras, etc.). El principio inquisitivo rige en los procesos en que están en juego intereses generales o públicos y, por ello, en principio, son indisponibles. 
El proceso concursal, una vez abierto, está regido, principalmente, por el principio inquisitivo. Por  ejemplo, el juez puede declarar inadmisibles créditos cuya verificación es pedida por su titular aunque el deudor los haya reconocido o no los haya cuestionado; más aún, el juez puede rechazar esos créditos aunque no hayan sido cuestionados por el resto de los acreedores (durante el período de observación de créditos) ni por el síndico (en el informe individual), etc.. 
Por otro lado, el juez tiene amplias facultades en materia de impulso procesal y de iniciativa probatoria. En este sentido, el art. 274 L.C.Q. dispone que el juez tiene la dirección del proceso, pudiendo dictar todas las medidas de impulso de la causa y de investigación que resulten necesarias. A tales fines puede disponer, entre otras cosas: la comparecencia del concursado o quebrado en todos aquellos casos en que omita las informaciones que el juez o el síndico le requieran, incurra en falsedad en las que produzca, o realice actos en perjuicio evidente de los acreedores, pudiendo incluso separarlo de la administración de su patrimonio.
Lo expuesto no obsta a que el proceso concursal tenga rasgos dispositivos. Por ejemplo, para la apertura de un proceso concursal, sea preventivo (concurso preventivo), sea liquidativo (quiebra) es menester la iniciativa de parte; así, en principio, el juez no puede declarar de oficio la quiebra de un sujetosin que medie pedido del propio deudor o de un acreedor; tampoco puede abrir el concurso preventivo sin que lo pida el propio deudor. Para acceder al proceso concursal, obtener el reconocimiento de sus acreencias y, en última instancia, cobrar (a través de la propuesta de acuerdo en el concurso preventivo o, en la quiebra,  mediante el proyecto de distribución final una vez liquidados todos los bienes), el acreedor debe pedir la verificación de sus créditos. Si el acreedor no concurre a verificar, ni el juez, ni el síndico, ni el deudor, ni otro acreedor pueden suplir su pasividad y quedará marginado del proceso concursal.    
 
e. Leyes que rigen el concurso
Actualmente, la ley que rige el proceso concursal (preventivo y liquidativo) es la  24.522 (B.O. 9/8/1995), con las modificaciones introducidas por las leyes 25.563 (B.O. 15/02/02),  25.589 (B.O. 15/05/02),  Ley Nº 26.684 B.O. 30/06/2011,  Ley N° 26.086 B.O. 11/4/2006 y Ley N° 27.170 B.O. 8/9/2015). Anteriormente rigieron las leyes 19551 (de 1972) y 22917 (de 1983). 
 
2. La Constitucionalización del Derecho Privado[3]
Hasta hace algunas décadas se pensaba que Derecho Privado y Derecho Constitucional tenían pocos puntos en contacto: uno regía las relaciones jurídicas de coordinación y el otro las relaciones jurídicas de subordinación. 
Las relaciones entre el Estado y el individuo regidas por el Derecho Constitucional eran, exclusivamente, las que ponían límites al poder del Estado en los casos en que éste pretendía alterar las garantías individuales. 
Por ello, la garantía constitucional tradicional más típica fue el habeas corpus para asegurar la libertad física del individuo frente a las detenciones arbitrarias del Estado.
En la actualidad, esta visión ha cambiado:
- Por un lado, se advierte que no todo poder está en manos del Estado. Por el contrario, existen poderes económicos, culturales, sociales que también deben ser limitados por el ordenamiento para asegurar que las libertades y la igualdad real entre las personas sean efectivas y no se conviertan en una mera declaración. Desde esta nueva perspectiva, no debe extrañar que ingresen a los textos constitucionales relaciones que tradicionalmente pertenecieron al Derecho Privado. De este modo, el Derecho Constitucional penetra en el Derecho Privado y sus principios se propagan a los diversos sectores del ordenamiento jurídico. 
- Por otro lado, existen ciertos derechos civiles que merecen una tutela especial, más elevada que la que otorga la ley. Así, la reforma constitucional de 1994 incorporó a la Constitución Nacional varias previsiones que tocan materias de Derecho Privado, tales como, la protección del consumidor consagrada en el artículo 42, según el cual: “(…) Los consumidores y usuarios de bienes y servicios tienen derecho, en la relación de consumo, a la protección de su salud, seguridad e intereses económicos; a una información adecuada y veraz; a la libertad de elección, y a condiciones de trato equitativo y digno. Las autoridades proveerán a la protección de esos derechos, a la educación para el consumo, a la defensa de la competencia contra toda forma de distorsión de los mercados, al control de los monopolios naturales y legales, al de la calidad y eficiencia de los servicios públicos, y a la constitución de asociaciones de consumidores y de usuarios. La legislación establecerá procedimientos eficaces para la prevención y solución de conflictos, y los marcos regulatorios de los servicios públicos de competencia nacional, previendo la necesaria participación de las asociaciones de consumidores y usuarios y de las provincias interesadas, en los organismos de control (…)”. La ley 24.240 (con su reforma de la ley n° 26.361) de Defensa del usuario y consumidor y el nuevo Código Civil y Comercial (del 2015, desde el art. 1092 al 1122), hoy, constituyen la reglamentación de esta cláusula constitucional.
Sin perjuicio de los ejemplos transcriptos, otras numerosas materias de Derecho Privado (la protección de la persona humana, los derechos de incidencia colectiva, la tutela del niño, de las personas con capacidades diferentes, de la mujer, la filiación, el matrimonio, la responsabilidad parental, la adopción, etc.) aparecen en los tratados internacionales a los cuales la Constitución (con la reforma de 1994) reconoce jerarquía constitucional (arts. 31 y 75, inc. 22°). 
Ellos son: la Declaración Americana de los Derechos y Deberes del hombre; la Declaración Universal de los Derecho Humanos; la Convención Americana de los Derechos Humanos; el Pacto Internacional de Derechos económicos, sociales y culturales; el Pacto Internacional de derechos civiles y políticos y su protocolo facultativo; la Convención sobre la prevención y sanción del delito de genocidio; la Convención Internacional sobre le eliminación de todas las formas de discriminación racial; la Convención sobre la eliminación de todas las formas de discriminación contra la mujer; la Convención contra la tortura y otros tratos o penas crueles, inhumanos o degradantes y la Convención sobre los derechos del niño.  
Esta nueva visión ha traído luz sobre una serie de cuestiones desde que las normas constitucionales tienen gran eficacia en cuatro sentidos:
(i)   Eficacia directa:este carácter significa que, aunque no haya disposición legal que reglamente el derecho reconocido por la Constitución, el derecho es operativo y la persona que demanda la tutela jurisdiccional puede pedir su aplicación. 
(ii)  Eficacia derogatoria:esta característica implica que las disposiciones constitucionales derogan cualquier disposición legal que las contradiga. 
(iii) Eficacia invalidatoria: este carácter está estrechamente vinculado al anterior pues la disposición de jerarquía legal que se opone a una norma constitucional es inválida y, por ello, puede ser declarada inconstitucional por los jueces
(iv) Eficacia interpretativa: se ha dicho que la visión constitucional exige una “relectura” de los textos legales, de tal modo que la interpretación de la ley esté siempre adecuada a la Constitución. Por eso, cuando una ley es pasible de ser interpretada de diversos modos, uno que contradice la Constitución y otro que se adecua a ella; quien interpreta y aplica la ley debe hacerlo de manera que la norma resulte conforme a la cláusula constitucional. En otras palabras, la norma constitucional dirige la interpretación de la ley.
De este modo, desde la reforma constitucional de 1994, se ha se configurado un nuevo sistema de fuentes del derecho. 
La idea de supremacía constitucional -contenida en el artículo 31 de la Constitución- y, principalmente, los Tratados Internacionales con rango constitucional (art. 75 inc. 22 Const. Nacional), configuran la base fundamental de un “Sistema de Fuentes” en el ordenamiento jurídico argentino que ha venido indefectiblemente a variar el orden jurídico en general. 
En efecto, ante el fenómeno de la Constitucionalización del Derecho Privado, la legislación debe partir de este sistema para interpretar y aplicar el derecho.
Como consecuencia de ello, los casos que rija la legislación deben ser resueltos de acuerdo a las leyes que regulen la materia de que se trate y que resulten aplicables, interpretándolas conforme a la Constitución Nacional y a los tratados suscriptos por la Argentina.
En efecto, la reforma constitucional de 1994 introdujo un cambio sustancial al sistema jerárquico normativo en Argentina. 
En la cúspide de todo el ordenamiento jurídico, la Constitución dejó su rol exclusivo de norma fundamental por cuanto los tratados internacionales -de derechos humanos- han pasado a tener su misma jerarquía. La Constitución continúa siendo entonces la norma fundamental de todo el sistema. Pero en cuanto al ‘parámetro’ que deben seguir las normas ‘infraconstitucionales’ para ser admitidas como válidas jurídicamente dentro del sistema, la Constitución dejó de ser el único referente. De ello se deduce que en caso de que una norma interna contradiga un tratado internacional de derechos humanos, tal norma es inconstitucional, carece de validez jurídica y por ello es inaplicable.
Conclusión: se debe adecuar el Derecho común a la Constitución y a los Tratados de derechos humanos incorporados con jerarquía constitucional por la reforma de 1994.
El artículo 1° del Código Civil y Comercial sigue esta línea al expresar: “Los casos que este Código rige deben ser resueltos según las leyes que resulten aplicables. La interpretación debe ser conforme con la Constitución Nacional y los tratados en los que la República sea parte. A tal fin, se tendrá en cuenta la jurisprudencia en consonancia con las circunstancias del caso. Los usos, prácticas y costumbres son vinculantes cuando las leyes o los interesados se refieren a ellos o en situaciones no regladas legalmente, siempre que no sean contrarios a derecho”.
 
3. Intersecciones del derecho concursal y la constitucionalización del Derecho Privado en la Argentina: crisis del sistema de privilegios concursales a la luz de la jurisprudencia de la Corte Suprema de Justicia
En la última década, la Argentina ha transitado un severo cuestionamiento con respecto al sistema de los privilegios concursales. Las voces críticas se alzaron desde la jurisprudencia y, de manera particular, la estocada vino desde el ámbito de los derechos humanos y el principio de convencionalidad. 
Precisamente, el control de convencionalidad que realizan los jueces, busca establecer si la norma de derecho interno vigente se adecua a lo determinado por los Tratados de Derechos Humanos, es decir, si la misma resulta convencional o no. 
En efecto, el control de la convencionalidad desempeña un doble papel: por una parte, es represivo, ya que obliga a los jueces nacionales a no aplicar las normas internas contrarias a los tratados internacionales que tienen una jerarquía constitucional, es constructivo, ya que también les obliga a interpretar el Derecho nacional de conformidad con el Tratado y su interpretación por los tribunales internacionales (por ejemplo, el Tribunal Interamericano). No es otra cosa que la interpretación armonizada o adaptativa del derecho local al tratado y a la interpretación dada al tratado por el Tribunal Internacional, que lleven a descartar las interpretaciones del Derecho nacional contrarias a dicho Tratado y/o a la forma en que ha sido interpretado por el Tribunal Internacional[4].
Así las cosas, el Superior Tribunal de Justicia de la Nación entendió -aunque con cierta vacilación como veremos- que no obstante la regulación de los privilegios en la ley 24.522, la misma podía sufrir modificaciones -dada la trascendencia de los derechos en juego ante el fenómeno de la insolvencia- en virtud de aquél control de convencionalidad y ante la jerarquía de los Instrumentos Internacionales de Derechos Humanos, sin necesidad de tener que esperar los tiempos de una reforma legislativa; de por sí, lenta. 
Es lo que ocurrió con el caso “Pinturas y Revestimientos aplicados S.A. s/ quiebra”[5], donde se resolvió que “El crédito laboral originado en una indemnización por accidente de trabajo, reconocido mediante sentencia firme, goza de privilegio sobre los de la AFIP en virtud de la aplicación del Convenio de la OIT N° 173” y también con el precedente "Institutos Médicos Antártida s/ quiebra s/ inc. de verificación (R.A.F. y L.R.H. de F.)"[6], en el cual -por mayoría- se “declaró la inconstitucionalidad del régimen de privilegios concursales, dándole prioridad para el cobro a los padres de un joven que quedó discapacitado al nacer producto de una mala praxis médica”
Cabe destacar que, los privilegios reconocidos por la Corte Federal en estos precedentes (y de la manera en que lo hizo), no tenían respaldo en el texto expreso de la ley concursal argentina. 
Sin embargo, el propio Máximo Tribunal ha tenido un comportamiento zigzagueante y, por qué no, desconcertante sobre el tema. 
En efecto, en “Asociación Francesa Filantrópica y de Beneficencia s/ quiebra s/ incidente de verificación de crédito por L.A.R. y otros”[7] resolvió -por mayoría- en sentido contrario a lo dicho en “Institutos Médicos Antártida”, al concluir que: “1).- ni las Convenciones internacionales invocadas -Convención sobre los Derechos del Niño y Convención sobre los Derechos de las Personas con Discapacidad -, ni la Ley 26.061 contienen referencias específicas a la situación de los niños o personas con discapacidad como titulares de un crédito en el marco de un proceso concursal en las que no se prevé expresamente -ni puede derivarse de sus términos- una preferencia de cobro, por la sola condición invocada, respecto de los restantes acreedores concurrentes, ni la exclusión de sus créditos del régimen patrimonial especialmente previsto por la ley concursal. Por consiguiente, no se prevé expresamente -ni puede derivarse de sus términos- una preferencia de cobro, por la sola condición invocada, respecto de los restantes acreedores concurrentes, ni la exclusión de sus créditos del régimen patrimonial especialmente previsto por la ley concursal. 2).- reconocer el carácter de privilegiado a un crédito implica otorgarle el derecho de ser pagado con preferencia a otro, y que tal calidad solo puede surgir de la ley. Asimismo, los privilegios, en tanto constituyen una excepción al principio de la par conditio creditorum -como derivación de la garantía de igualdad protegida por el art. 16 de la Constitución Nacional.- deben ser interpretados restrictivamente, pues de aceptarse una extensión mayor a la admitida por la ley se afectarían derechos de terceros y 3).- que admitir el reconocimiento judicial de derechos preferentes no previstos en la ley concursal traería aparejados serios inconvenientes que excederían el ámbito propio de los concursos. La ruptura del régimen legal de privilegios y la creación de un sistema paralelo, contra legem, discrecional y casuístico puede conllevar un fuerte impacto negativo para la seguridad jurídica en general. Por ejemplo, la preferencia en el cobro de las acreencias garantizadas con hipoteca y prenda (artículo 241 inciso 4 de la ley 24.522) se justifica en los intereses económicos y sociales considerados por el legislador para acordarles dicho privilegio. En efecto, esa preferencia se vincula con la protección del crédito, que es indispensable para el desarrollo y el crecimiento del país, y que depende, en parte, de la existencia y la eficacia de ciertos instrumentos que, como las garantías, aseguren el recupero del crédito. En el caso concreto, el resguardo de esa preferencia en el cobro se relaciona con la oportunidad y el costo de acceder al crédito que tienen los agentes de salud y, en definitiva, con la adecuada prestación de esos servicios que, de hecho, permiten atender el derecho a la salud de toda la comunidad. La preferencia que se otorgue a un acreedor respecto de los restantes en el marco de un proceso concursal es una decisión que incumbe al legislador y no a los jueces de acuerdo con las circunstancias subjetivas que en cada caso en particular se puedan plantear”.
En particular, en relación con los dos precedentes judiciales "Institutos médicos" y "Asociación francesa", cabe destacar dos hechos muy importantes: 
1) transcurrieron sólo cuatro meses entre los dos casos -muy similares- y el Tribunal Nacional los resolvió de manera diferente
2) en ambos casos, la disputa surge entre un acreedor hipotecario (acreedor privilegiado incuestionable) y la víctima con derecho a reclamar daños y perjuicios (acreedor común, sin privilegio); lo que pone de relieve la crisis que está sufriendo la regulación de los privilegios de quiebra en la ley 24.522    

4. Conclusión
El sendero pendular de la Corte Suprema de la Nación sobre un tema tan delicado, pone en evidencia la imperiosa necesidad de que el Legislador revise y, en su caso modifique, el sistema de los privilegios en materia concursal. 
Ante la pereza de este último Poder del Estado, la realidad demanda soluciones de carácter jurisdiccional a partir de la aplicación del principio de convencionalidad, que si bien permite resolver el conflicto planteado, conspira contra la seguridad jurídica. 
En efecto, no hay una misma vara para tratar y solucionar casos similares que se van suscitando, todo lo cual termina por actuar en detrimento del Estado de Derecho. 

Note:

[I] 
L'Autore, Mauricio Boretto, è Dottore in Giurisprudenza presso l'Università Nazionale di Córdoba (Argentina). Professore titolare della cattedra di diritto fallimentare presso l'Università Nazionale di Cuyo (Argentina). Diritto privato Premio Castán Tobeñas assegnato dall` Accademia aragonese di legislazione e giurisprudenza (Spagna). Premio Giovane Giurista dato dall'Accademia di Diritto e Scienze Sociali di Córdoba (Argentina). Specialista Curatore Fallimentare ed Enti in insolvenza (Università Nazionale di Cuyo). Specialista in Diritto di Danni (Università Nazionale di Cuyo e Università Nazionale del Litoral). Vincitore del bando visiting proffesor/visiting researcher 2022/2023 Università degli studi di Bari Aldo Moro. Professore Ospite dall' Università di Salerno. Integrante del Comitato Editoriale in qualità di redattore della Rivista Italiana "Contratto e Impresa Europa”. Integrante dell`Istituto di Diritto Imprenditoriale dell`Accademia di Diritto e Scienze Sociali a Buenos Aires (Argentina). Indirizzo e-mail: mauricioboretto@gmail.com.
[II] 
A. Kemelmajer de Carlucci y M. Boretto, "Manuale di Introduzione al Diritto Privato", Mendoza, editoriale Facoltà di Scienze Economiche, Universidad Nacional de Cuyo, 2006/2007. Volume 4.
[III] 
A. Kemelmajer de Carlucci y M. Boretto, “Manuale di Diritto Privato”, editoriale,  Eudeba – Rubinzal Culzoni, Bs. As., 2017, Volume 1.
[IV] 
M.G. Abalos, “Jurisdicción constitucional y control de convencionalidad en el derecho argentino”, Suplemento de Derecho Constitucional 2019 (noviembre), 07/11/2019, 1 - LA LEY2019-F, Cita Online: AR/DOC/965/2019.
[1] 
Profesor titular de Derecho Concursal, Facultad de Derecho, Universidad Nacional de Cuyo.
[2] 
A. Kemelmajer de Carlucci y M. Boretto, "Manuale di Introduzione al Diritto Privato", Mendoza, editoriale Facoltà di Scienze Economiche, Universidad Nacional de Cuyo, 2006/2007. Volume 4. 
[3] 
A. Kemelmajer de Carlucci y M. Boretto, “Manuale di Diritto Privato”, editoriale,  Eudeba – Rubinzal Culzoni, Bs. As., 2017, Volume 1. 
[4] 
M.G. Abalos, “Jurisdicción constitucional y control de convencionalidad en el derecho argentino”, Suplemento de Derecho Constitucional 2019 (noviembre), 07/11/2019, 1 - LA LEY2019-F, Cita Online: AR/DOC/965/2019. 
[7] 
Corte Suprema de Justicia de la Nación, 6-noviembre-2018, https://camoron.org.ar/wp-content/uploads/2019/08/FALLO-ASOCIACION-FILANTROPICA.pdf 

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Società per lo studio del diritto della crisi

REV 02